Sono tante le voci che in queste ore hanno ricordato Giampaolo Andreatta, 93 anni, ex direttore generale della Provincia di Trento, figura di spicco della Democrazia Cristiana e braccio destro di Bruno Kessler.
“Assieme al cordoglio verso la perdita avvertita dalla famiglia e da tutta la comunità trentina – così il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti a nome di tutto l’esecutivo – esprimiamo riconoscenza per quanto Giampaolo Andreatta ha fatto per lo sviluppo dell’Autonomia trentina. Capacità di visione, intelligenza e propensione ad allargare gli orizzonti hanno caratterizzato la sua azione istituzionale, volta a rendere la Provincia un attore chiave nel suo ruolo di impulso alla crescita del territorio. Un’intuizione sempre attuale, per il presente e futuro del Trentino”.
Lo ricorda anche Campobase, che in una nota scrive così: “Al pensiero di Giampaolo Andreatta si devono contributi importanti per la nostra Autonomia, ‘riconosciuta e non concessa’, come amava ricordare: la valorizzazione dei territori nella logica kessleriana del Trentino policentrico, la sfida dell’Università come volano di crescita e dello sviluppo della nostra Comunità, la ricerca di rapporti nuovi ed inediti con la vicina provincia di Bolzano grazie ad una lettura non scontata dell’Accordo di Parigi. Giampaolo Andreatta ci lascia una importante eredità di pensiero e di attaccamento alla nostra Terra. Campobase cercherà di tener vivo e di valorizzare questo patrimonio che, per il bene del Trentino, non può andare perduto”.
Il gruppo del Partito Democratico del Trentino lo ricorda come “attento cultore di un’autonomia viva, dinamica e inclusiva; intellettuale di autentico spessore e passione; alto dirigente della Provincia autonoma, che ha contribuito a costruire soprattutto in quella fase di innovazione costituita dal secondo Statuto e figura di rara umanità”. “Il Trentino tutto – continua la nota del PD – è debitore ad uomini come Giampaolo Andreatta della propria più recente storia e delle sue trasformazioni che hanno condotto questa terra da condizioni di arretratezza a modello di crescita e di convivenza. La sua generosa lezione richiama e sottolinea la necessità, per l’autonomia speciale, di una costante visione aperta sul futuro e sulle prospettive di sviluppo di questa nostra particolarità istituzionale, politica e culturale”.
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