Alberto Capannini, fondatore dei corpi di pace dell'Operazione Colomba, da più di vent’anni è volontario nelle zone di guerra di tutto il mondo. “Nessuno, di fronte a certe situazioni, può restare spettatore”, dice dal campo profughi di Tel Abbas, in Libano.
C'è un'Europa che erige barriere, che chiude i confini. Un'Europa divisa al suo interno, incerta sul da farsi, timorosa. E c'è un'Europa che caparbiamente cerca soluzioni alternative, come i corridoi umanitari. Il punto nel convegno promosso da Villa Sant'Ignazio.
Spicca, nei faticosi tentativi avviati a Ginevra per arrivare alla pace, l'assenza della voce di chi dalla Siria è stato costretto a fuggire. Spiega un leader della comunità siriana di tutta la zona di Akkar: “Ai colloqui di Ginevra vogliamo portare la voce della popolazione civile”.
Unite in un ponte ideale l'Europa e la Colombia, contro modelli economici e politici che generano esclusione, povertà, diseguaglianze, conflitti.
L'arrivo a Roma dei primi 93 profughi siriani giunti in Italia grazie a un corridoio umanitario. Un progetto ecumenico che dimostra che un’accoglienza sicura e umana, che guarda ai migranti non come numeri ma come persone, è non solo possibile, ma anzi auspicabile.
Una giornata nel campo profughi di Tel Abbas, a 4 km dal confine siriano. Poi il lungo viaggio dal Libano al Trentino insieme ai rifugiati siriani accolti a Villa San Nicolò, sopra Trento, grazie ai corridoi umanitari.
I cattolici albanesi in Trentino hanno avuto la gioia di avere fra loro il vescovo di Scutari-Pult, mons. Angelo Massafra. Domenica 28 febbraio nella chiesa di S. Maria del suffragio ha celebrato la S. Messa in lingua albanese.
Ci sono anche due progetti in Libano tra quelli approvati dalla Giunta provinciale di Trento per affrontare il fenomeno migratorio.
La Fondazione sant’Ignazio di Trento organizza in collaborazione con Amnesty International, il Centro Astalli di Trento, la Cooperativa Villa sant’Ignazio, l’Associazione BiancoNero e la Fondazione Comunità Solidale di Trento un importante evento aperto a tutta la cittadinanza per ragionare sui corridoi umanitari in alternativa alla costruzioni di barriere tra i popoli.
«Quello del Brennero non è il confine tra Italia e Austria, ma è l'apparire di una frontiera che è ben più reale, benché lontana da noi: quella tra ricchi e poveri». Per il giornalista e storico altoatesino Paolo Valente il ripristino della barriera non è antistorico.
La decisione austriaca di tornare a frenare l'arrivo dei profughi ha suscitato in Trentino e in Alto Adige un'inedita e pronta mobilitazione che ha portato sabato 20 febbraio quasi 300 persone a manifestare pacificamente al passo del Brennero per ridire “sì all’Europa e no agli steccati”.
Mercoledì 16 febbraio Bruno Dorigatti ha diffuso una dura nota contro la decisione del governo austriaco contro i profughi.