I lettura: Isaia 55,1-11;
II lettura: 1Giovanni 5,1-9;
Vangelo: Marco 1,7-11
“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”.
Ma Dio, quando parla, dice proprio parole così forbite? Qual è il papà che si rivolge a suo figlio così? D’accordo, Dio è il Padre eterno, ma mettergli sulle labbra parole così fuori dall’ordinario lo fa proprio assomigliare a un vecchio canuto e decrepito. Mi richiama qualcuno di quei lord inglesi, incartapecoriti e dal naso d’aquila, con in testa quelle parrucche bianche tutte a riccioli…“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”. No, questo è un parlare da medio Evo.
Dio è un padre sempre giovane. Parla a Gesù in tutt’altro modo, proprio come un papà a suo figlio: “Tu sei il Figlio mio: ti amo moltissimo. E sono contento di te: so che posso fidarmi!”.
E degli altri non può fidarsi? Non siamo anche noi figli di Dio? In maniera diversa rispetto a Gesù, certamente, ma lo siamo. Ci sono infatti figli “naturali” e figli “adottivi”: noi – per Dio – siamo figli adottivi. Sì, ma un papà non fa differenze o parzialità, anzi… Perché tutti potessimo diventare suoi figli adottivi, Dio ha mandato a noi il suo …unigenito: ce l’ha proprio donato. Questo vuol dire che ci vuol bene davvero, almeno tanto quanto ne vuole a lui: Gesù. Cioè, moltissimo.
Le parole che gli ha detto, mentre usciva dal fiume Giordano dove era stato battezzato, le ha dette anche a ciascuno di noi il giorno del nostro Battesimo, solo che allora eravamo troppo piccoli per capire. Poi ce le ha ripetute e ce le ripete spesso, ma forse non le sentiamo, perché quando Dio parla, parla al cuore più che agli orecchi: sentire con il cuore, capire con il cuore, è molto più che sentire e capire con gli orecchi.
“Ti amo moltissimo. Sono contento di te: so che posso fidarmi!”. Lo dirà anche a noi questo? Che ci ami moltissimo è fuori dubbio. Che sia contento di noi e che possa fidarsi… eh, qui qualche dubbio sorge. Anche perché dicendo NOI intendo tutti gli uomini e le donne che poggiano i piedi su questo pianeta malconcio che è la terra: quante fazioni contrapposte e nemiche, quante gare a chi ammazza di più… Eppure sia da una parte che dall’altra ci sono credenti in Dio: è pensabile che Dio dica a ognuno di loro “Sono contento di te: so che posso fidarmi!”? Forse Dio è costretto a usare un altro linguaggio, quello stesso che sentiamo in questa Domenica dal profeta Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano e sono in contraddizione con i vostri pensieri!”. Dio non si schiera mai con gli uni contro gli altri, perché Dio sa fin dai tempi di Caino e di Lamech che schierarsi con qualcuno contro qualcun altro è il modo migliore per far peggiorare le cose, così da non arrivare mai a nessuna soluzione. Dio soffre, piuttosto. È strano pensare che Dio soffra? C’è chi lo immagina seduto sopra le nuvole intento a guardare da lontano le nostre miserie: non è Dio quello. Sarà qualche orrendo personaggio da fantascienza, ma non è Dio. Lui è padre: e cosa fa un padre davanti alle sciagure e alle sofferenze dei suoi figli, soprattutto se sono provocate dall’odio reciproco o dalle loro scelte sbagliate? Soffre. Questo è il vero volto di Dio che ci ha consegnato Gesù. Ed è una consolazione per lui sapere che a quel figlio – Gesù appunto – può dire non solo “ti amo moltissimo” ma anche “sono contento di te: so che posso fidarmi!”.
Cosa possiamo fare noi di fronte ai drammi di questo mondo? Manifestazioni, proteste. Sì, hanno la loro importanza… ma non crediamoci troppo. La malvagità è corazzata di meccanismi così efficienti che certe reazioni le fanno semplicemente il solletico. E poi, si sa: a reagire ci si stufa presto, ci si dimentica piuttosto in fretta del male che accade agli altri. La malvagità, invece, con i suoi meccanismi perversi ed efficienti non si stufa mai. Quando capiranno gli uomini che i veri cambiamenti a questo mondo non verranno dal mozzare le teste agli avversari ma cambiando le proprie? Il giorno del giudizio non vorrei sentirmi dire: “Durante la tua vita è accaduta quella tragedia, quel dramma nel mondo… e tu dov’eri? Perché non hai fatto niente per impedirla, per risolverla?”. Non basterà che io risponda: “Ero lontano… sapevo solo dalla televisione…”. Non basterà perché mi sentirei rispondere: “Tu potevi fare qualcosa. Potevi cambiare te stesso invece che limitarti a cambiare canale. Perché non hai permesso a Dio di essere contento di te, di fidarsi di te? Avrebbe avuto un po’ di più spazio in questo mondo, se tu glielo avessi permesso…”.
“Uscendo dall’acqua, Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito posarsi su di lui come colomba”.
Può posarsi anche su noi lo Spirito? Ha cercato di farlo: al nostro battesimo, alla Cresima, e chissà in quante altre occasioni. Ma ha potuto davvero posarsi, o ha dovuto limitarsi a una toccata e fuga? Dio cerca figli e figlie a ognuno dei quali poter dire non solo “Ti amo moltissimo”, ma “sono contento di te: so che posso fidarmi!”. Gli daremo questa soddisfazione? Permetteremo al suo Spirito di posarsi e abitare davvero nella nostra vita? Allora Dio avrà un po’ di più spazio in questo mondo e …chissà? Qualcosa di positivamente diverso potrà finalmente accadere.
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