La difficoltà di essere se stessi

In “Perfetti sconosciuti” sette storie s'incrociano raccontano la fragilità delle relazioni nel tempo dei social media

Sette amici che si conoscono da una vita, una tranquilla cena in compagnia, una proposta solo apparentemente goliardica: condividere per lo spazio della serata tutto quello che arriva sul proprio inseparabile telefonino. È tutto qui Perfetti sconosciuti, il nuovo film di Paolo Genovese, o meglio da qui parte per costruire una commedia amara, capace di lasciare il segno.

Messaggio dopo messaggio, telefonata dopo telefonata, tutto rigorosamente in viva voce, lo spettatore viene coinvolto come ottavo commensale di una cena che diventa rapidamente palcoscenico di piccole e grandi bugie, ferite nascoste e inconfessabili segreti, in un ritmo crescente che sfiora il dramma, mentre fuori la luna si oscura in un'affascinante, temporanea eclissi.

La sfida di raccontare non una, ma sette storie utilizzando praticamente un'unica scena riesce alla perfezione grazie a una sceneggiatura serrata, un montaggio incalzante e soprattutto ad una superba prova d'attore per tutti i protagonisti: nello spazio di un'ora e mezza Kasia Smutniak, Marco Giallini, Anna Foglietta, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Edoardo Leo e Giuseppe Battiston rivelano e fanno vivere in modo credibile e coinvolgente i loro personaggi, con sguardi e battute che sottintendono legami incrociati profondi ma duramente messi alla prova.

Conosciamo così Eva e Rocco, i padroni di casa, alle prese con una figlia in piena adolescenza, Carlotta e Lele, il cui matrimonio è offuscato dall'ombra di un problema giudiziario, Bianca e Cosimo, sposati da poco, e Peppe, che dopo il divorzio fatica a trovare un nuovo amore.

Si ride molto, mentre agli aperitivi seguono i primi che poi fanno spazio ai secondi, e ci si immedesima nelle diverse situazioni che si vengono a creare, e che rimandano ad una quotidianità vissuta su tre livelli, come evoca la frase di Gabriel García Márquez scelta come sottotitolo del film: "Ognuno di noi ha tre vite, una vita privata , una vita pubblica e una vita segreta".

I nuovi mezzi di comunicazione, smartphone, messaggi vocali, chat, social network giocano un ruolo importante nell'amplificare le possibilità di tenere separate le nostre tre vite, ma alla fine sono solo un mezzo per coprire ipocrisie e debolezze senza tempo, capaci di insinuare pericolosi tarli in ogni rapporto interpersonale, e soprattutto in quelli che a maggior ragione richiedono sincerità e rispetto, come l'amicizia e l'amore.

Chiusi nel loro personale mondo parallelo, i sette protagonisti vedono cadere una dopo l'altra le loro barriere, fino a rimanere scoperti e indifesi davanti agli altri.

Mentre scorrono i titoli di coda, una nota di speranza sembra arrivare dalle parole della canzone scritta per il film e cantata dall'inconfondibile voce di Fiorella Mannoia: “Quando si ama non si perde mai…”. Certo, dipende da come si ama, ma non è impossibile, basterebbe forse solo non avere paura di essere se stessi.

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