La fertilità del suolo è un bene di cui spesso non consideriamo il valore. L’utilizzo del terreno in agricoltura non fu né una scoperta, né un’invenzione, ma il risultato di un percorso evolutivo nel rapporto tra uomo e ambiente. Sono assorto in questi pensieri “alti” mentre sarchio un’aiuola di carote. Gramigna, convolvo, farinaccio, amaranto, romice, portulaca sono solo alcuni esempi delle erbe che si alternano alle piantine seminate e tolgono loro spazio. Sono dette infestanti o malerbe, eppure svolgono un ruolo fondamentale: la salvaguardia della fertilità dei nostri terreni. Sì, perché rispondono ad un preciso codice della biosfera: “il terreno non deve restare nudo”, pena la degradazione della fertilità a causa delle radiazioni solari, della pioggia, del vento, del calpestio, ecc. Detto questo non possiamo nasconderci: un po’ ci stressano.
Ma torniamo alla carota ed alla sua esigenza di mantenere pulito il terreno di coltivazione. Pianta erbacea biennale originaria del Medio Oriente, Daucus Carota appartiene alla famiglia delle Ombrellifere (così chiamate per la forma a ombrello delle infiorescenze). Curiosamente, le prime carote a essere coltivate in Iran, Afghanistan e Pakistan erano di colore viola, ma esistono anche bianche, rosse, gialle.
La carota arancione venne selezionata appositamente con mutazione genetica intorno al 1700 in Olanda in omaggio alla loro casa reale: gli Orange.
Specie neutrodiurna, il seme germina in 8-9 giorni con temperature di 25-30°C e in 25 giorni se le temperature scendono a 8°C. La germinazione dei semi quindi è lenta ed ostacolata dalla formazione di crosta superficiale del terreno. La profondità di semina varia da 1 a 2 cm a seconda della struttura del terreno. Condizioni di stanchezza del terreno limitano la resa di coltivazione per cui è importante l’avvicendamento della coltura (rotazione).
È sensibile agli stress idrici sia in difetto che in eccesso. Il ciclo colturale è di 75 – 130 giorni a seconda della varietà. Le file vanno tenute a circa 25/30 cm tra loro, mentre le piante devono distanziarsi di 6/8 cm. Richiede un terreno soffice e sabbioso, con poco scheletro. Un ambiente particolarmente vocato in regione per questa coltura è la Val di Gresta lungo la catena del Monte Stivo. La carota cresce anche spontanea nei prati e luoghi incolti in posizioni molto soleggiate fino a 1.400 m di altitudine, la radice in questo caso è bianca e molto dura. Concludo con la metafora “del bastone e della carota” usata in tempi antichi per asini, cavalli, oggi per l’uomo.
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