Il beato Josef

Sabato 18 marzo a Bolzano la beatificazione di Mayr-Nusser, martire del nazifascismo, esempio di testimonianza coerente del Vangelo

Con una tre giorni di festa e riflessione la diocesi di Bolzano–Bressanone accompagna l'Eucaristia per l'attesa beatificazione di Josef Mayr-Nusser, morto di stenti il 24 febbraio 1945 a soli 35 anni sul treno che lo portava a Dachau. È “l'uomo che disse no a Hitler” (per citare il titolo della biografia di Francesco Comina), famoso per la scelta coraggiosa di “perdere la vita” e rifiutarsi di giurare “fedeltà e coraggio” ad Adolf Hitler. Una presa di posizione solitaria ed eroica, riconosciuta dai suoi stessi carcerieri, che egli prese nell'ottobre 1944 quando era stato arruolato forzatamente nelle SS.

Per il figlio di viticoltori del Maso Mayr Nusser era una scelta dettata dalla coscienza e maturata dentro la formazione cattolica nella locale Conferenza della San Vincenzo e nella guida dei giovani dell’Azione Cattolica. Una scelta all'insegna del Vangelo che non può accettare la violenza di un unico capo, il Führer, ma anche una scelta politica, per il bene comune.

Sono valori emersi in questi anni durante l'iter di beatificazione che hanno consentito anche di apprezzare alcuni testi particolarmente profondi sul valore della dignità umana, della comunità etnica, dell'amore verso la moglie Hildegard che condivise la sua scelta. “Non sono le grandi gesta, le parole, e neanche le grandi rinunce ma è vivere l’essere cristiano nella quotidianità in modo coerente e semplice ciò che caratterizza Josef Mayr-Nusser”, ha sottolineato il postulatore della Causa don Josef Innerhofer, mentre il figlio del martire Albert, ha sempre auspicato che “la figura di suo padre possa contribuire a rielaborare sinceramente un capitolo difficile della storia della regione”.

Per il vescovo Ivo Muser, che gli ha dedicato anche la lettera di Quaresima, il nuovo beato è “un dono per la Chiesa altoatesina”, guida spirituale anche del recente cammino sinodale.

“Fedeltà e coraggio” – come titola il suo recente volume (Edizioni Alfabeta) – sono i valori che lo storico Paolo Valente evidenzia nella testimonianza di Mayr-Nusser. Al nostro collaboratore della pagina Eurebus, abbiamo chiesto in che misura il nuovo beato coinvolge anche la Chiesa di San Vigilio. “Non dobbiamo dimenticare – ci ha risposto Paolo Valente – che a quel tempo Bolzano apparteneva alla diocesi di Trento e dunque Josef era un ‘tridentino’. Certamente è un beato altoatesino, nel senso che ha vissuto pienamente le contraddizioni della sua terra. È sentito come ‘uno dei nostri’ (ma anche come pietra d’inciampo) da tutti i gruppi linguistici, indistintamente, anche se con accenti diversi. Ma il suo messaggio è universale. Perché il suo no a Hitler è un sì alla vita e alla verità”.

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