Le memorie sotto gli alberi

Restaurato a Levico il Giardino della Memoria, uno spazio verde che custodisce il ricordo di chi, dalla Shoah all'Armenia, dalle foibe istriani al popolo tibetano, ha lottato contro il male

Vicino al Parco delle Terme di Levico, tra via Marconi, viale Stazione e via Slucca de Matteoni, c’è un luogo che vuole ricordare la storia. Questo posto è il Giardino della Memoria. Inaugurato nel 2005, questo spazio verde è stato recentemente restaurato dal Servizio per il Sostegno occupazionale e la Valorizzazione ambientale della Provincia, in collaborazione col comune di Levico, grazie ad un progetto del dottor Gianfranco Nicolini. I lavori si sono protratti dal luglio 2014 al maggio di quest’anno, e venerdì scorso il rinnovato Giardino è stato nuovamente inaugurato.

“È un doppio appuntamento, questo: quello di una comunità che si riappropria dei suoi spazi e, contemporaneamente, della sua storia, della sua memoria”, ha osservato lo storico Francesco Filippi aprendo l’inaugurazione.

Michele Sartori, sindaco di Levico, ha ricordato come il Giardino della Memoria sia anche un simbolo della crescita del paese, che a fine Ottocento visse una grande trasformazione urbanistica diventando, da borgata con caratteristiche ancora medievali, una vera e propria cittadina, anche grazie ad Emilio Paor. Quest’architetto ed urbanista, infatti, spostò il baricentro della cittadinanza verso est, con la progettazione e la costruzione del polo sanitario di supporto agli anziani, dell’ex ospedale, delle scuole, del Comune e del Grande Hotel.

Nel cuore della “nuova Levico” era compreso anche il giardino dell’ex ospedale, che, dal 2005, si chiama Giardino della Memoria. All’inizio, furono due le steli piantate: una in ricordo della Shoah, del genocidio degli ebrei, e l’altra in ricordo dello Metz Yeghern, il “Grande Male”, ovverosia il genocidio degli armeni. La prima pianta inserita all’interno del Giardino fu dedicata a Giorgio Perlasca, un diplomatico particolarmente legato all’abitato di Levico, che, negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a salvare molti ebrei ungheresi. In seguito furono collocati altri cippi e piante per ricordare le vittime dei gulag sovietici e delle foibe istriane. “L’intenzione di Levico”, ha spiegato il sindaco, “era quella di entrare a far parte di quelle città che avevano avuto l’intuizione di ricordare le grandi tragedie che hanno attraversato gli ultimi due secoli”. Ricordare come altre città – ad esempio Gerusalemme, Erevan, Sarajevo e Milano – tutti coloro che si sono opposti al male ed alla barbarie, i “Giusti”, creando un’ideale “Foresta dei Giusti”. L’idea attuale, ha proseguito Sartori, è quella di piantare un altro albero ed inserire un’altra stele per ricordare il popolo tibetano, seviziato dalla Repubblica Popolare Cinese, privato della libertà di culto e della sua cultura.

Innocenzo Coppola, dirigente del Servizio per il Sostegno occupazionale e la Valorizzazione ambientale, ha spiegato il lavoro di riqualificazione del Giardino, con l’inserimento di nuovi alberi, il restauro dei vialetti, la realizzazione di nuove aiuole e di un’area per i bambini. L’area verde è stata inoltre sbarrierata, così da permettere alle persone diversamente abili di accedervi più agevolmente.

Caratterizzante di quest’opera di riqualificazione è anche il fatto che i 5 operai che sono stati assunti per i lavori dalla Cooperativa Lagorai di Borgo, sono inquadrati nel cosiddetto Progettone, che è una parte consistente del macrocosmo dei lavori socialmente utili. “Questo lavoro”, ha spiegato Alessandro Olivi, vicepresidente della Pat, che del Progettone è il referente, “è stato realizzato con una finalità che è ancora più importante del cosa si fa. C’è una cosa superiore al che cosa realizziamo, ed è con chi lo facciamo. In questo caso, attraverso quali persone, quali risorse, si realizza in tutto il Trentino una grande opera di manutenzione, di recupero e di valorizzazione del patrimonio pubblico”. Sono 1600 le persone con difficoltà a trovare un’occupazione che, grazie a questo progetto dal costo importante, sono state reinserite nel mercato del lavoro.

Prima del taglio del nastro, assieme anche ai lavoratori ed a Giampiero Passamani, oggi in consiglio provinciale ma vicesindaco quando l’allora amministrazione di Levico decise di istituire il Giardino della Memoria, don Ernesto Ferretti, parroco di Levico, ha benedetto l’opera pubblica. “Mi piace pensare”, ha detto don Ernesto, “che questo non sia soltanto un luogo di svago, ma anche un luogo di riflessione. È importante fermarsi a riflettere su queste steli, pensando a quelle persone che hanno speso le loro energie per aiutare chi si trovava in difficoltà”.

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