Secondo i ritmi propri di ogni comunità, imposti anche dall’adeguamento al protocollo CEI – governo, la festa dell’Ascensione ha segnato anche in molte chiese del Trentino le prime Messe con la partecipazione dei fedeli dopo oltre due mesi. In alcuni casi hanno coinciso anche con attese ricorrenze del mese di maggio.
Il numero “contingentato” di fedeli si è raccolto anche nelle navate del Duomo per seguire la celebrazione con l’Arcivescovo, accanto a lui il vicario generale don Marco Saiani che ha distribuito la comunione con la mascherina sul viso, dopo aver igienizzato le mani, ai fedeli che dopo averla ricevuta l’hanno portata alla bocca togliendosi la mascherina. Fino a fine giugno mons. Tisi sarà in Cattedrale (in diretta televisiva su Telepace Trento e via streaming) per dare il senso di continuità con i mesi precedenti e soprattutto di comunione allargata a quanti devono restare a casa per motivi di anzianità e di malattia: “E’ importante che non ci si dimentichi – ha spiegato in un’intervista ad Avvenire – di quanti rimangono a casa ma sono parte viva della nostra comunità”.
“Gesù è salito al cielo – ha detto poi don Lauro nell’omelia – per inaugurare una nuova modalità per restare insieme a noi. La sua presenza non è circoscritta, ma per la forza dello Spirito, Cristo è a disposizioni di ogni uomo e donna di ogni tempo ed epoca. Dio nella sua umanità ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. La nostra Chiesa corre il rischio di dimenticare l’ebbrezza di annunciare la pienezza dell’umano che si trova in Gesù di Nazaret. Ma anche noi, come i discepoli, sogniamo potere, deleghiamo a Dio la soluzione dei problemi e quando non risponde lo rimproveriamo di non esserci: che cosa possiamo fare invece noi per raccontare il Dio di Nazaret? Il nostro compito è essere testimoni, non abbiamo bisogno di risultati perché la nostra “paga” è vedere il Signore”.
“In questo momento di ripartenza – ha detto l’arcivescovo iniziando la celebrazione – chiediamo per tutta la nostra Chiesa il dono dello Spirito, per riconoscere che il luogo dove fare l’esperienza di Dio sono le nostre case, i posti di lavoro, la vita umana così come ce la troviamo davanti. Ricordiamo anche tutti coloro che lavorano nell’assistenza ai malati negli ospedali e nelle case di riposo: c’è il rischio che ci dimentichiamo che ci sono ancora persone malate, e operatori sanitari ancora “al fronte”, estremamente impegnati. Ringraziamoli perché ci hanno fatto vedere la Pasqua nel loro dedicarsi ai malati”.
Un invito che ha anticipato di qualche ora la Messa che proprio il vescovo Lauro ha celebrato all’ospedale Santa Chiara per i medici e gli operatori sanitari. Un pensiero, infine, nella Giornata delle comunicazioni sociali, agli operatori dei media che il vescovo ha ancora ringraziato per aver accompagnato questi mesi di pandemia con un servizio importante.
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