Il Natale come festa non solo dell’accoglienza, ma anche dell’appartenenza. Quello dell’Incarnazione è un mistero con il quale non solo Dio, ma tutti gli uomini sono impastati: veniamo al mondo in un luogo preciso, tra facce determinate – quelle del padre e della madre, prima di ogni altra – in un tempo storico che non abbiamo scelto e che caratterizzerà le nostre esistenze.
Come nella sceneggiatura di un grande regista, il campo della telecamera si stringe, il fuoco diventa via via più stretto: dal cielo il Dio-bambino arriva progressivamente alla terra, alla Palestina, a Betlemme, in una grotta. Quella grotta, e non altre: quei genitori e non altri, quei pastori e non altri. La nostra identità si definisce dalla nascita: e nel momento in cui veniamo alla luce il nostro destino prenderà le mosse dalla nostra infanzia, dalla quale non possiamo prescindere ed alla quale torneremo, almeno col pensiero, da vecchi.
Così il dipanarsi della vita porta dentro di sé un nocciolo irrinunciabile e prezioso: la cultura di cui siamo fatti sulla quale si intesse il nostro principio di individuazione. Non si può essere cittadini del mondo se non si ha una patria, così come non si può amare genericamente l’umanità, ma uomini e donne che hanno un volto ed una storia. Nel tempo dei follower e delle migliaia di amici virtuali di facebook, l’appartenenza diventa non solo un valore, ma un’isola di resistenza al dilagare di una semplificazione pericolosa, che tende a liquidare le nostre culture di provenienza per affermare un pensiero unico e globale.
Così, quest’anno, il concerto di Natale che il Coro SOSAT e Vita Trentina offrono tradizionalmente alla città, si incentrerà sul tema dell’appartenenza, percorrendolo lungo il filo di una tradizione del canto popolare di montagna che al profilo identitario del nostro popolo ha fornito, da quasi un secolo, la colonna sonora.
Ospite del concerto sarà la Banda Sociale di Cavedine, con la quale il Coro eseguirà un pezzo inedito – Terra di libertà – che si pone come chiave di lettura dell’intero l’appuntamento musicale. Così, da Go down Moses a La Stella cometa, da Patria le tue stelle a L’Emigrant, tutti i brani seguiranno una narrazione nella quale la stella polare sarà rappresentata dal nostro immaginario, collettivo e soggettivo indelebilmente segnato da un principio forte di appartenenza. La sequenza dei brani sarà naturalmente impreziosita dalle canzoni classiche del Natale: da Stille Nacht a la Cantique de Noël, da Adeste fideles a Bianco Natal.
Il concerto di domenica 22 dicembre alle 20.30 nella chiesa del Santissimo di Corso 3 Novembre sarà l’occasione per prenderci un momento di pausa e di riflessione ascoltando una fusione originale di parole e musica. E per scambiarci gli auguri di persona, contribuendo così a rendere la festa del Natale un poco meno concitata di corse, preparativi e regali dell’ultimo minuto e un poco più attenta, più vera.
Dies natalis: festa dell’intimità, dell’appartenenza, di una regalità semplice e sobria alla quale tutti siamo invitati.
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