Le persecuzioni dei cristiani nel mondo, le loro particolari sofferenze in Medio oriente, l'odio religioso che ha animato gli atti terroristici in Europa, attribuiscono alla celebrazione della settimana che precede la Pasqua, in tutto il mondo, un significato ancora più profondo. L'invito alla pace, al dialogo e alla riconciliazione viene così lanciato da Roma, come da Trento, da Gerusalemme a Beirut, da Toronto come da Buenos Aires a ogni parte del pianeta dove si hanno a cuore quanti sono perseguitati per la loro fede.
I martiri di oggi, ha dichiarato papa Francesco nell'omelia della messa celebrata in piazza San Pietro nella domenica delle Palme, sono coloro che seguono la via di Dio e pagano di persona per il loro comportamento fedele al Vangelo.
Nella stessa circostanza, il vescovo Luigi Bressan ha invitato i cristiani ad essere vicini a tanti fratelli e sorelle nella fede, profondamente provati da vaste persecuzioni, inchiodati anche oggi alla croce. Tutta la Chiesa si stringe dunque intorno ai fratelli perseguitati, cristiani e di altre religioni, mettendosi dalla parte delle vittime, seguendo lo stile di Dio, come ha detto il Papa, che si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà.
Sono i racconti della Passione ad illuminare il percorso da seguire con l'annuncio di Gesù, rilevato da Matteo: “il mio tempo è vicino” che prelude alla cena nel Cenacolo per la Pasqua e all'istituzione dell'eucaristia, del pane da spezzare e distribuire per essere mangiato.
Oltre che nelle parrocchie, la Pasqua si festeggia in famiglia, condividendo, talora con i vicini il pasto, un dolce o un brindisi quale forma di accoglienza e di amicizia.
Gli antichi proverbi parrebbero accentuare l'aspetto della dispersione della festa: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. In realtà la Settimana Santa e la solennità pasquale accentuano i legami comunitari intorno alla mensa, al desco per la fame e l'appetito, impulsi naturali che emergono anche con una certa forza in presenza dell'osservanza del digiuno e dell'astinenza quaresimale e che simbolicamente dovrebbero tradursi in segni di condivisione, in senso di umanità, di responsabilità per la collettività, di amore per il prossimo, di libertà e giustizia, come sottolineano i vescovi elvetici nel loro messaggio pasquale in cui esprimono, tra l'altro, una grande preoccupazione per il protrarsi dei conflitti e amarezza per il prevalere fra le cause, di interessi di parte e di fattori politici ed economici.
Una bella lezione di solidarietà, in queste giornate di preoccupazione e sofferenza, è venuta dagli studenti delle superiori della Vallagarina i quali, incoraggiati da decani e cappellani, per la prima volta hanno promosso un'operazione di raccolta di alimenti in forma del tutto spontanea, autonoma, liberi da ogni etichetta, interconnessi però con i gruppi di volontariato dediti quotidianamente alla distribuzione dei beni alimentari (Caritas, Banco Alimentare, Trentino Solidale, Almac).
L'iniziativa, dal titolo “Con le mani in pasta”, si è svolta dopo l'approfondimento delle ragioni della crisi globale e dei suoi effetti sui bisogni e povertà a livello locale. Per i giovani si è trattato di un'occasione straordinaria per comprendere la realtà che li circonda, coi poveri solo apparentemente estranei, in quanto anche molti di loro sanno nascondere le difficoltà familiari, già da studenti.
Il racconto di Giovanni della lavanda dei piedi ai discepoli da parte di Gesù “prima della festa di Pasqua”, preludio del sacrificio estremo della croce, è stato inserito nell'incontro di preghiera come esempio di umiltà e di servizio, al termine della raccolta laboriosa e felice per la solidarietà incontrata, per gli apprezzamenti, ma anche per le molte relazioni scaturite spontaneamente con la gente. Ciò ha fatto nascere in molti il desiderio di nuovi contatti con quanti dedicano il loro tempo a questo servizio. Ma c'è chi si è interrogato pure sul tema “nutrire il pianeta, energia per la vita” che fa da filo conduttore di Expo 2015 che prenderà il via il primo maggio prossimo a Milano.
L'argomento investe dimensioni fondamentali dell'esperienza cristiana quali il riconoscersi creature dentro un disegno divino, la vocazione ad essere custodi (giardinieri) e non sfruttatori e distruttori del pianeta, la lotta perché a tutti sia garantito il “pane quotidiano”.
Il rapporto con la mensa e con il pane, ovvero col cibo, può esser visto come il luogo in cui si manifesta di più la disarmonia delle relazioni tra l'uomo, il creato e gli altri esseri umani, dal momento che a comandare è la cultura dello scarto. Per la Chiesa si tratta di un'occasione di denuncia e di proposta da non perdere.
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