Patenti false per stranieri che non sanno l’italiano e pagano da 1.500 a 4.000 euro per passare l’esame. Lo fanno con risposte ricevute all’auricolare, perché le domande al computer vengono lette da una microtelecamera nascosta come un bottone della camicia del candidato. A scoprire l’organizzazione, ramificata in tutta Italia, la polizia stradale di Trento. Tre gli arresti, otto le persone ai domiciliari su ordinanza della Procura di Trento. Giro d’affari stimato in 200.000 euro in due mesi.A servirsi di questo metodo per ottenere la patente come privatisti nelle Motorizzazioni di alcune decine di città italiane, da nord a sud del Paese, erano cittadini originari di Pakistan, Egitto, India e Cina, tra i 20 e i 40 anni, che venivano contattati attraverso un sistema di reclutamento di loro connazionali. Altri, sempre connazionali, erano il terminale al di là dell’auricolare, per leggere le domande d’esame in video, a distanza, e fornire le risposte da un cellulare collegato all’auricolare del candidato. A procurare il materiale elettronico era un egiziano dalla provincia di Bergamo, e pakistani, residenti nelle province di Ravenna, Carpi e Brescia, i vertici dell’organizzazione, finiti in carcere con l’accusa di associazione a delinquere e falsità ideologica di certificati o in autorizzazioni amministrative. Si tratta di Zalgham Abbas, 33 anni, Yosk Ali, 27 anni, e Falak Sher, 30 anni. In un mese di intercettazioni le patenti così ottenute sono state oltre 50 ed è ancora in corso il lavoro per l’annullamento amministrativo di quelle ottenute, mentre altri candidati sono stati bloccati in fragranza. A spiegare le fasi e l’esito delle indagini sono stati oggi in questura a Trento il procuratore capo, Giuseppe Amato, e il dirigente della polizia stradale di Trento, Giansante Tognarelli, eseguite le misure cautelari chieste dal sostituto procuratore Maria Colpani ed emesse dal gip Francesco Forlenza. Le hanno effettuate 60 poliziotti dei compartimenti della stradale di Trento, Bolzano, Milano, Bologna e Firenze, con una serie di perquisizioni che hanno permesso di sequestrare materiale elettronico, ma registri su cui sono segnate cifre e date, che sono ancora oggetto di verifiche. “Oltre all’annullamento dei titoli ottenuti – ha spiegato il procuratore Amato – resta da verificare la destinazione delle ingenti cifre di denaro ricavate dagli organizzatori e spedite nei loro Paesi di origine, soprattutto in un momento storico come questo. E in ogni caso sappiamo che l’azione penale non si può fermare all’applicazione delle pene, ma deve puntare a recuperare i profitti di azioni fraudolente. La diffusione così capillare del fenomeno inoltre, di cui è stato informato il Servizio centrale, credo dovrà portare a innalzare il livello dei controlli in sede di esame nelle Motorizzazioni”. “Tutto è iniziato in primavera, tra maggio e giugno – ha spiegato il dirigente della stradale – quando è stato notato un anomalo flusso di stranieri residenti in altre province italiane che arrivavano a Trento per l’esame. Abbiamo iniziato l’osservazione, poi sono partite le intercettazioni e sono iniziate le conferme” (ANSA).
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