“Śubha sandhyā!”, E’ con questo “buona sera” in lingua bengalese che i cinque richiedenti protezione internazionale, alloggiati presso la canonica di Mollaro, in valle di Non, hanno salutato la popolazione del paese che lunedì 4 sera si è riunita per dare il benvenuto ai giovani. La serata è stata organizzata dalla parrocchia di Mollaro-Tuenetto e dalla Fondazione Comunità Solidale che è uno dei soggetti del privato sociale coinvolti nel progetto di accoglienza straordinaria delle persone soccorse in mare e richiedenti protezione internazionale del Dipartimento Salute e Solidarietà Sociale della Provincia Autonoma di Trento e coordinato dal Cinformi.
I giovani si sono presentati uno per volta all’interno di un video. Kobir, classe 1985, sposato e padre di due bambine, in Bangladesh ha lasciato tutta la sua famiglia ed è partito dopo lo tsunami del novembre 2007. Kobir è andato prima in Libia, dove ha lavorato come aiuto cuoco, in seguito anche da lì è fuggito a causa della guerra civile e si è diretto verso l’Italia attraversando il mare con un barcone. Hamidul invece è figlio di una famiglia numerosa, in Bangladesh non aveva abbastanza lavoro e per questo si è trasferito in Libia dove però non è potuto rimanere a causa della guerra ed è partito anche lui per l’Italia pagando mille euro per il viaggio. Billal è il terzo che si descrive nel video; si è trasferito in Libia dove ha lavorato due anni come piastrellista, ma anche lui è fuggito a causa del conflitto e ora è in Italia, ha una moglie ed un figlio. Shahajamal prima è emigrato in Egitto dove faceva l’agricoltore, in seguito si è recato in Libia dove ha fatto il cameriere per un anno poi è arrivato in Italia via mare con un barcone, a Lampedusa, nel suo paese ha lasciato i genitori, due fratelli e due sorelle. Repon, infine, ha 23 anni, è rimasto due anni e otto mesi in Libia poi è arrivato in Italia. E’ entusiasta e racconta di come ora sia bello avere una casa, del cibo e frequentare i corsi di italiano che a lui piacciono molto; ha quattro sorelle e due fratelli.
Dario Pedrotti, coordinatore del progetto di accoglienza per conto della Fondazione Comunità Solidale, ha spiegato che non si conosce quale sarà il destino di questi giovani, poiché la loro possibilità di ottenere i documenti necessari per restare in Italia è pari al 50% (queste sono le percentuali del 2015). Ciò nonostante gli ospiti di Mollaro hanno molte più opportunità di socializzare rispetto ad esempio ai 40 richiedenti protezione internazionale alloggiati in località Viote a Trento, in quanto vivono in centro paese: “Rendiamo questa permanenza, comunque andrà alla fine, come una parte positiva della loro vita”, è stato detto.
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