“Grand Prix”, quarant’anni di grande tennis in Trentino. Luca Del Dot: “Formula azzeccatissima”

Vittoria segattini di riva, 18 anni, finalista al master 2023, già campionessa italiana under 14 e 15

Era il 1984 quando dall’entusiasmo di Fabrizio Polla, in quegli anni vicepresidente della Federtennis trentina, nasceva il Grand Prix Tennis. Il circuito di tornei trennistici, che ha un nuovo sponsor, il Gruppo Activa, celebra quindi il suo quarantesimo compleanno; iniziati proprio in queste settimane, proseguiranno fino a fine settembre i Campionati provinciali assoluti nei principali campi da gioco del Trentino. Da Storo a Rovereto, da Riva del Garda a Cavalese passando, tra gli altri, per Pinzolo, Trento e Borgo Valsugana, saranno decine i centri sportivi interessati da centinaia di incontri, per un totale di 36 tornei nelle categorie Senior, Open, Terza e Quarta categoria e 18 per le giovanili.

La prima edizione della manifestazione prevedeva due sole categorie, classificati e non classificati, sufficienti però a conquistare fin da subito l’affetto di un gran numero di atleti e di appassionati. Nel corso degli anni i calendari Open, riservati ai professionisti, sono stati arricchiti con le categorie femminili, giovanili e senior, dedicate ai veterani della disciplina. Tra di loro, anche Luca Del Dot, medico della FIGC e grande appassionato di tennis, vincitore delle edizioni 1985 e 1997 nella categoria Singolare Maschile non classificati e detentore del record di tornei vinti nella stessa edizione.

Del Dot, cosa ricorda di quei tornei?

Il primo anno è stato bellissimo. Nonostante il Grand Prix fosse una novità era organizzato molto bene, anche dal punto di vista sportivo, con una partecipazione incredibile ai tornei, tabelloni molto lunghi, anche di 128 incontri. Il livello era alto: non giocavamo solo noi trentini, ma i partecipanti venivano anche da fuori regione. Il Grand Prix è stata una formula azzeccatissima se pensiamo che, partendo da poche categorie, dopo quarant’anni non si è ancora fermata. La manifestazione continua a crescere: ogni anno abbiamo sempre più ragazzi che partecipano nelle categorie giovanili.

Alcuni di loro potranno essere futuri campioni?
Tra i più bravi in Trentino al momento abbiamo Alessandro Fronza, cresciuto al Circolo Tennis di Levico. Da quest’anno frequenta l’accademia “Horizon” di Max Sartori a Vicenza, dove si allenano giovani da tutta Italia. Credo che sia il tennista trentino con più prospettive. Altri sono Giovanni Oradini e Mattia Bernardi, che studia e gioca a tennis negli Stati Uniti. Entrambi hanno detto la loro a livello internazionale. Ma ci sono anche giocatori interessanti tra i più piccoli nelle categorie Under.

Pietro Pecoraro ha vinto il master un anno fa

I giovani e lo sport: qual è lo stato di salute del movimento tennistico trentino? La figura di Sinner può rappresentare un traino importante?

Sinner è un ragazzo fantastico, molto equilibrato, oltre che essere un campione assoluto. Per l’età che ha è il giocatore più forte del mondo e rappresenta il futuro del tennis mondiale, avendo ancora tanti anni di carriera davanti. Per altro le ottime prestazioni registrate nell’ultimo periodo da parte di altri giocatori italiani sarebbero state impensabili fino a qualche mese fa e dimostrano come l’”effetto Sinner” abbia aperto la strada e trascinato tutti gli altri. Jannik è un vero e proprio modello di ispirazione, anche per tanti giovani che si approcciano a questo sport.

Sport che, in generale, è di vitale importanza per la crescita di ragazze e ragazzi.

Al di là delle vittorie e del successo, consiglio sempre vivamente ai ragazzi di praticare sport. È fondamentale per la crescita fisica e mentale. Insegna a stare al mondo, il rispetto per l’avversario, il valore della vittoria e della sconfitta, aiuta nel rapporto con gli altri ragazzi, all’università. Penso anche che a scuola si faccia poca attività sportiva. Un corpo sano equivale a mente sana e la scuola dovrebbe capirlo. Le ore di educazione fisica previste sono poche rispetto a quelle necessarie per la crescita dei ragazzi. Per questo dobbiamo essere orgogliosi delle società sportive locali.

 

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