La prima cosa che colpisce entrando nel nuovissimo laboratorio per la lavorazione di prototipi industriali che trova spazio all’interno del Polo Meccatronica di Rovereto è il silenzio. E oltre al silenzio, la pulizia. Qui, in uno spazio di 1.500 metri quadrati che entro la fine del 2018 diventeranno 6.000, macchinari all’avanguardia consentono lavorazioni fino a ieri neppure immaginabili. Un’imponente macchina usa il fascio di luce coerente di un laser per tagliare tubi e lamiere di diversi materiali fino a 2 millimetri e mezzo di spessore. La costruiscono le aziende Adige e Adige Sys di Levico Terme, che fanno parte di Blm Group. Poco più in là, alcune stampanti 3D, passaggio dopo passaggio depositano strati di metallo o di materiale plastico per creare oggetti complessi. Un tecnico indossa sul braccio una strana appendice dalla forma vagamente circolare e, proiettando fasci di luce laser, comincia a comporre su uno schermo lì vicino il modello tridimensionale degli stampi industriali che sta scansionando: partendo da quel modello, potranno essere riprodotti infinite volte, con costi contenuti. Proseguendo, ecco quello che al momento è il macchinario di punta della ProM Facility, come è stato battezzato questo laboratorio di prototipazione che nasce dall’accordo tra la Provincia Autonoma di Trento, Trentino Sviluppo, l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e Confindustria Trento: una macchina che è in grado di lavorare sia sottraendo materiale attraverso una fresa a 5 assi sia aggiungendo polvere metallica come una normale stampante 3D; la flessibilità di passare dalla lavorazione laser alla fresatura consente di operare in modo diretto su parti non più raggiungibili a pezzo finito, aprendo orizzonti completamente nuovi in quanto ad applicazioni e a forme realizzabili. Di Lasertec 65-3D ne esistono una quindicina in funzione nel mondo, ci spiega l’ingegner Andreas Muller del Gruppo Dmg Mori, che la produce; questa è l’unica in Italia. E’ il “pezzo” più pregiato tra i macchinari della ProM Facility e anche il più costoso: vale 1,2 milioni dei 6 milioni di euro che rappresentano il valore complessivo dei macchinari che attrezzano il laboratorio, realizzato anche con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr).
Qui dove un tempo correvano i filati di cotone con cui venivano realizzati i tessuti per la costruzione di cavi elettrici e pneumatici del Cotonificio Pirelli – la cui crisi industriale, nella sciagurata, per l’industria trentina, metà degli anni Ottanta del secolo scorso costò posti di lavoro, lacrime e sangue -, oggi corrono altri fili, che intrecciano impresa, ricerca e formazione. Nato da una crisi industriale, il Polo Meccatronica si propone come il luogo di nuove opportunità: da Business Innovation Centre – uno dei primi, in Italia e in Europa – a nuovo polo di attrazione dove convivono, appunto, imprese, università e centri di ricerca, scuole. Nei prossimi anni troveranno spazio qui le nuove sedi dell’Istituto Tecnico Tecnologico “G. Marconi” e del Centro di Formazione Professionale “G. Veronesi” (1.400 studenti più 200 tra docenti e personale tecnico e amministrativo), grazie a un investimento di 36,5 milioni di euro – sui 90 complessivi del Polo Meccatronica, che renderà concreta la realizzazione di una sorta di campus della formazione, della ricerca e della produzione industriale.
“Qui si progetta l’industria del domani – osserva Alessando Olivi, vicepresidente della Provincia di Trento – grazie ad una visione di sistema che in tempi record ha visto la realizzazione di un progetto coraggioso precursore dei temi dell’Industria 4.0, in grado di favorire la contaminazione delle competenze”.
Dal 2013, il nuovo edificio produttivo del Polo Meccatronica ospita importanti aziende e centri di ricerca, ma anche startup ad alto contenuto di innovazione. Sono usciti da qua, tanto per portare qualche esempio, la FreeDuck Wheel di Ducati Energia che consente di motorizzare elettricamente qualsiasi bici. E l’Università di Trento ha trovato qui le macchine, le strumentazioni, le competenze (grazie alla startup Bermat) per realizzare la monoposto elettrica progettata dagli studenti che dal 20 al 23 luglio gareggerà nella Formula SAE all’autodromo di Varano, in provincia di Parma, alla competizione internazionale tra team universitari. A conferma che il nuovo laboratorio di prototipazione meccatronica non offre soltanto (si fa per dire) alle aziende una piattaforma completa per progettare, sviluppare, realizzare e testare le proprie idee innovative a costi contenuti e con tempi ridottissimi, ma rappresenta anche una palestra per la formazione specialistica degli studenti delle scuole tecniche e professionali e dell’Università, che possono mettere in pratica le competenze acquisite misurandosi con un progetto reale. In questo senso la ProM Facility è un vero investimento per il futuro.
“Quello che mancava al sistema della ricerca trentino è la parte meccanica d’avanguardia e la parte Industria 4.0, che si identifica in questo laboratorio”, spiega Amos Collini, responsabile del Centro materiali e microsistemi della Fondazione Bruno Kessler, che insieme al prof. Paolo Bosetti del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento, e a Paolo Gregori di Trentino Sviluppo, coordinatore scientifico del Progetto Meccatronica, negli ultimi due anni ha lavorato “con entusiasmo” per dare concretezza agli accordi messi su carta da Trentino Sviluppo, Fbk, Università e Confindustria Trento. “Lo abbiamo fatto dandoci un ‘modello Fraunhofer’ (la più grande organizzazione di ricerca applicata in Europa, ndr): significa saper rispondere ai problemi posti dalle aziende, con risposte diversificate”, spiega Collini. C’è l’azienda che ha un problema e sa cosa fare, ma non ha i mezzi per farlo: “Viene qui e fa il pezzo sulla nostra macchina, pagando un prezzo di mercato”. C’è quella che invece ha un problema e non sa come risolverlo, e trova nella ProM Facility le intelligenze e le competenze, anche accademiche, per affrontarlo. “In questo caso le macchine sono a servizio della ricerca industriale”. Infine, la formazione: “Le tecnologie progrediscono, ma bisogna saperle utilizzare. La tecnologia additiva (le stampanti 3D, nrd) offre grandi possibilità, ma occorre insegnare a ‘pensare additivo’ agli operatori e agli studenti. Se non pensiamo alla formazione, faremo un buco nell’acqua”, ragiona Collini.
“Quello che ci rende particolarmente orgogliosi è il poter mostrare un’immagine efficiente e positiva della pubblica amministrazione, che noi rappresentiamo”, spiegano Bosetti e Collini. “Gli accordi di collaborazione per dare vita al progetto ProM Facility sono stati fondamentali, ma occorreva poi tradurli in passi concreti: e per questo è stato fondamentale l’incontro tra le persone”, osserva Collini. “Abbiamo lavorato fianco a fianco, spesso senza guardare l’orologio, limando infinite volte i bandi, in un dialogo continuo con l’amministrazione provinciale”. In questo senso, determinante è stato l’oscuro, ma preziosissimo lavoro di due realtà provinciali forse poco note al grande pubblico, l’Agenzia provinciale appalti e contratti e l’Agenzia provinciale opere pubbliche, la cui competenza si è rivelata decisiva. “Sono stati due anni duri, ma siamo premiati dal risultato”, chiosa Bosetti. Anche l’entusiasmo che ci ha messo chi si è reso conto di lavorare a un progetto unico in Italia, e forse in Europa, ha giovato: “E’ l’entusiasmo che ci abbiamo messo noi, ma anche l’entusiasmo che, da docente, sono contento di aver visto negli occhi degli studenti che in pochi mesi in questi spazi di Rovereto sono riusciti a progettare e a realizzare una macchina da competizione, che gareggerà tra due settimane, cosa che altre università anche più blasonate hanno realizzato in due-tre anni”, dice Bosetti. Che aggiunge un’ultima considerazione. “Ci stiamo accorgendo che il progetto ProM Facility rende anche più attrattivo un territorio piccolo come il nostro: proprio di recente si è insediata a Rovereto un’azienda brasiliana, che ha trovato qui le condizioni ideali”.
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