In “Vangelo secondo Maria”, nelle sale da Cannes, una Maria femminista anzitempo

Dal 77° Festival di Cannes iniziano ad arrivare nelle sale italiane i primi titoli. Anzitutto targato Lucky Red “Marcello mio” firmato dal francese Christophe Honoré e in competizione al Festival, un omaggio a Marcello Mastroianni in occasione del centenario dalla nascita con protagonista la figlia Chiara Mastroianni. Al film ha preso parte una delle principali muse del cinema d’Oltralpe, Catherine Deneuve, insieme a Fabrice Luchini, Melvil Poupaud e Stefania Sandrelli. “Marcello mio” si snoda in chiave biografico-familiare, con Chiara Mastroianni che in prima persona evoca la presenza del padre, rileggendone la carriera ed entrando nel suo ricordo vestendosi come lui e imitando la sua gestualità.

E sempre dalla Croisette, al cinema con Warner Bros, c’è “Furiosa. A Mad Max Saga” firmato George Miller, ruggente ritorno al mondo distopico e vorticoso lanciato dallo stesso Miller nel 1979. Dopo il riavvio della saga nel 2015 con “Mad Max. Fury Road” con Charlize Theron e Tom Hardy, il regista australiano ha deciso di aggiungere un nuovo tassello – il quinto – alla saga cult creando lo spin-off “Furiosa”, che punta sulla star in ascesa Anya Taylor-Joy. Come sempre il film si gioca in scenografie suggestive, declinate in chiave post-apocalittica, sequenze mozzafiato e prevedibili dosi di violenza. Un film di genere, per appassionati.

Dopo essere stato presentato al 41° Torino Film Festival, è nei cinema con Vision Distribution “Vangelo secondo Maria” di Paolo Zucca, una rilettura della figura di Maria lontana dalle fonti bibliche, ma a partire da un romanzo di finzione firmato dalla scrittrice-sceneggiatrice Barbara Alberti (Rizzoli). Protagonisti Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann. Il film prende le mosse dal romanzo della Alberti uscito nel 1979, segnato dalla cornice sociale e culturale del tempo, uno sguardo di rottura e contestazione riguardo la figura della donna, l’affermazione della sua libertà nella dimensione familiare e sociale. “Vangelo secondo Maria” – titolo allusivo, segnato da furbizia – intercetta tali temi, con un ancoraggio alla dimensione del nostro presente, raccontando il cammino di formazione della giovane Maria, accesa da un desiderio di conoscenza e scoperta del mondo, che trova in Giuseppe un alleato capace di aiutarla a rompere i rigidi schemi del tempo. Una rilettura in chiave “contestatrice” e poetica della figura di Maria, resa come un inno alla libertà, portatrice di un messaggio di femminismo anzitempo.

Non serve pertanto scomodare la teologia, entrare nelle pieghe del film e tracciare i rimandi con il Testo Sacro: al di là della cornice temporale e della scelta delle figure religiose, di biblico o sacro nel film c’è ben poco. Il risultato è incerto, non pienamente convincente né condivisibile, che trova forza nella dimensione estetica messa a punto dal regista Zucca e nell’indubbia qualità interpretativa degli attori. Un film complesso e problematico, da dibattito.

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