Prof.ssa Graziola, docente di IRC da vent'anni, le piace lo slogan “Più cultura, meno paura”?
L'ignoranza è da sempre la radice di ogni male. Più si conosce, più si comprende, più le cose diventano familiari,accessibili. Piace anche a me vedere l'ora di religione come un'opportunità culturale offerta ai ragazzi nella prospettiva della conoscenza. Non si vuol convertire nessuno, ma dare degli strumenti per affrontare il mondo anche nelle sue paure.
I ragazzi che scelgono IRC sono motivati o abitudinari?
Insegno al triennio, dove ormai la famiglia ha meno influenza, e vedo che i ragazzi scelgono l'IRC nella misura in cui riescono a trovare una risposta culturale alle loro domande. Per ampliare il loro modo di leggere la realtà. Allora sono i primi a proporsi, a impegnarsi. Tocca a noi docenti saper dare questi stimoli.
Qualcuno dirà che lei insegna ai liceali, altri studenti sono meno disponibili…
In parte è vero, ma avendo insegnato anche negli istituti di formazione professionale vedo che alla fine le esigenze profonde dei giovani e le loro domande sono sempre le stesse… l'importante è saperle portare a galle, magari con fantasia.
Alcuni degli alunni stranieri – ormai al 10% circa nelle nostre scuola – si avvalgono anche dell'IRC, circa il 5% del totale in media…
In genere ortodossi e protestanti dimostrano una buona partecipazione, per gli studenti provenienti dal mondo islamico la situazione è diversa, fanno più fatica e solo alcuni si fermano in classe.
Nei giovani trentini c'è desiderio di capire le altre fedi?
In alcuni casi il pregiudizio limita, in altri casi c'è superficialità, in altri ancora curiosità. Dipende molto da tante circostanze diverse…non darei una risposta secca.
Ci fa un esempio dei temi affrontati nel triennio che destano generalmente interesse?
Le tematiche etiche, direi, come eutanasia e aborto. Anche per il richiamo mediatico i ragazzi hanno grande desiderio di confrontarsi, perché sono ignoranti. Io presento loro le posizioni e le motivazioni del magistero ecclesiale e, dopo averle ascoltate e ragionate, trovo nei ragazzi una maggiore comprensione e accettazione. Si tratta di andare contro un giudizio superficiale e percepire la verità che sta dietro certe scelte.
Come vorrebbe essere vista dai studenti?
Con rispetto e fiducia, in una relazione forse privilegiata rispetto ai miei colleghi. Ho una chance in più, possono essere più prossima a loro e loro sono più liberi nei miei confronti, possono esprimere i loro pensieri, le loro paure anche. In questo senso è davvero un'ora di libertà.
Se penso che i ragazzi oggi devono presentare il curriculum europeo in cui raccolgono tutto quanto sanno, ecco che l'ora di religione è un'opportunità di approfondire in modo libero le proprie conoscenze della realtà: religione ed etica fanno parte di quest'approccio all'attualità.
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