La scomparsa improvvisa di Isidoro Brugnolli mi porta a doverlo ricordare, in modo particolare, per quanto con lui vissuto nell’Aimc (Associazione Italiana Maestri Cattolici) negli anni Settanta, animata allora dalla attiva presenza degli assistenti ecclesiastici mons. Raffaele Collini e don Guido Berti e dei presidenti Abramo Andreatta e Ferruccio Pisoni. Isidoro faceva parte del direttivo come delegato al “Gruppo giovanile” e, conseguentemente, faceva anche parte della redazione di “Scuola e Vita”, la rivista dell’Aimc di Trento, che personalmente dirigevo ma che era altro che il risultato, sul territorio trentino, di un vero ed intenso lavoro di ampio Volontariato impegnato nel campo della scuola. E Brugnolli ne era un collaboratore responsabile assai partecipe ed impegnato, senza mai imporsi, ma mettendo a disposizione di tutti la sua presenza, la sua capacità, la sua collaborazione, specialmente quando fu chiamato alla dirigenza del delicato settore scolastico nell’Assessorato provinciale all’Istruzione.
Trovo nei volumi di “Scuola e Vita” le sue pagine di cronaca del Gruppo Giovanile ed alcuni suoi articoli, relativi ad argomenti come il rinnovamento della scuola e l’aggiornamento dei docenti, la valutazione scolastica, le nuove tecnologie educative, la partecipazione della famiglia e degli studenti alla sua gestione, la questione degli handicappati, la riforma della scuola materna provinciale. Non è che una indicativa panoramica di quelli che sono stati i suo interessi per l’istruzione in Trentino e che seppe portare avanti con costante dedizione, non solo nell’ambito associativo, ma soprattutto durante la sua presenza in Assessorato e successivamente quando si trovò impegnato a dirigere le strutture scolastiche dei Centri di Formazione Professionale dell’Università Popolare Trentina.
“Sentiva” la scuola intensamente avendo iniziato i suoi primi impegni sociali e professionali come maestro elementare a Comighello, nel Bleggio. Nel 1975 scriveva: «Il ruolo dell’insegnante non è soltanto quello di “insegnare” ma, e soprattutto, quello di organizzare le condizioni e l’ambiente di apprendimento. (…) È necessaria la partecipazione alla vita democratica della società per la realizzazione di rapporti sociali positivi nella comunità scolastica e sociale e per conseguire una partecipazione alla vita democratica della scuola. (…) La scuola oggi si dibatte tra gravi difficoltà, non è in sintonia con gli sviluppi del mondo contemporaneo, con l’espandersi delle conoscenze sia sotto i molti aspetti scientifici, sia nei rapporti sociali e relazionali; c’è una sfasatura tra strumenti di istruzione, che la scuola ha elaborato fino ad oggi e che in molti casi continua ad elaborare, e la richiesta della società contemporanea di personalità autonome ed autentiche nei rapporti interpersonali tra i contenuti che la scuola continua a dare e la realtà vera dell’esperienza dei ragazzi. La scuola non può continuare a rimanere staccata, separata dall’esperienza, dagli sviluppi e trasformazioni, dalla realtà che il mondo odierno sta intensamente vivendo; non è possibile ristagnare in questa situazione ed attardarsi in posizioni di tranquillità culturale e di conservazione».
Un sentire – di piena attualità anche oggi, 2014 – che lo portava a partecipare ed a collaborare con chi cercava di impegnarsi per il progressivo sviluppo delle istituzioni scolastiche: una partecipazione/collaborazione, quella di Isidoro, fatta più di attività che di parole, espletata con delicatezza ma con quella tacita costanza che solo le persone, davvero impegnate più nel fare che nel dire, sanno portare avanti affinché le strutture pubbliche e private rispondano pienamente alle loro specifiche finalità sociali. Lo ricordo così, col suo sorriso, con la sua amabile disponibilità che non ha mai chiesto nulla per se stesso, ma sempre e solo proteso a venirti amichevolmente incontro ad alleggerire il lavoro degli altri, ad aiutarti, ad aiutarmi. Da queste colonne il mio ricordo, il mio grazie, il mio saluto.
Mario Antolini
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