È emergenza salariale in Trentino, secondo Cgil Cisl e Uil, che commentano i dati dell’inflazione in provincia di Trento nel mese di dicembre. Se i prezzi sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto ad un anno fa, facendo segnare un incremento dello 0.3% e nell’ultimo anno l’inflazione è cresciuta in media del 4.8%, preoccupa il significativo aumento dei beni alimentari che a dicembre segnano un rialzo del 9.3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli ultimi dati elaborati dall’Ispat non rassicurano i sindacati, proprio per via dell’aumento dei prezzi subito da lavoratori e pensionati nell’ultimo triennio. “Sulle spalle delle famiglie trentine ravano infatti aumenti triennali che sfiorano il 16%.
Non solo. L’inflazione rallenta la sua corsa, ma non per tutte le tipologie di beni”.“Come è noto l’inflazione colpisce in modo diseguale ed iniquo le diverse fasce di reddito. A farne le spese sono sempre i nuclei a reddito fisso, che vedono redditi fermi a causa delle buste paga inadeguate a rispondere alla dinamica dei prezzi”, fanno notare i segretari generali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti che ricordano che la metà dei lavoratori dipendenti trentini ha un contratto scaduto. In alcuni casi i mancati rinnovi vanno avanti da 4-5 anni. “Per quanto ci riguarda le priorità sono quelle che abbiamo indicato già a settembre del 2023, cioè aumento delle retribuzioni, contrasto alla precarietà occupazionale soprattutto per i giovani e indicizzazione di tutte le misure di welfare provinciale, a cominciare dall’assegno unico. Per noi il confronto parte da qui”, concludono.
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