Il disgaggiatore (o anche disgaggista) esegue la pulizia e la messa in sicurezza di pareti rocciose e pendii, sui quali provvede alla rimozione manuale di materiale pericolante come sassi, arbusti o piante d’alto fusto. Il lavoro, richiesto per lo più dagli enti pubblici, viene svolto spesso in situazioni estreme e richiede una buona preparazione alpinistica; si tratta di un mestiere pericoloso ed è quindi fondamentale operare in condizioni di massima sicurezza. In Trentino sono presenti circa una ventina di imprese di disgaggio, quasi tutte di piccole dimensioni.
In che cosa consiste il mestiere del disgaggiatore?
È un lavoro molto impegnativo, sia dal punto di vista fisico che mentale. Consiste nel rimuovere parti pericolanti di pareti rocciose sopra strade o centri abitati, come sassi, arbusti o piante d’alto fusto, eliminando così il pericolo di frane o cedimenti improvvisi. Durante un intervento le vie di comunicazione interessate vengono chiuse al traffico, totalmente o parzialmente.
Elio, si tratta quindi di un lavoro pericoloso?
Si, dato che il disgaggiatore, lavora sospeso nel vuoto, appeso a corde di sicurezza. La nostra professione richiede quindi una dettagliata conoscenza delle caratteristiche e delle prestazioni dei materiali con cui si lavora. A questo si aggiunge la pericolosità dei luoghi in cui sono richiesti i nostri interventi; pareti impervie, spesso pericolanti e franose, dove una minima disattenzione potrebbe costare caro.
Con quali strumenti lavora?
Gli attrezzi del mestiere sono numerosi: si va da attrezzature di sicurezza e protezione, come imbrago, moschettoni, autobloccanti e corde statiche ad alta resistenza, all’abbigliamento specifico che comprende guanti e scarpe anti-infortunistiche. Il disgaggiatore lavora però anche con strumenti semplici come il palanchino, una sbarra di ferro con un piede di porco, molto utile per fare leva su sassi altrimenti difficili da rimuovere. Gli strumenti più importanti rimangono però sempre le mani e la testa.
Quante sono le imprese di disgaggiatori in Trentino?
Proprio per la conformazione geografica della nostra provincia ce ne sono parecchie, circa una ventina. ORBARI, la nostra impresa, è formata da tre soci e un numero di dipendenti che varia dai 5 agli 8 in relazione al periodo dell’anno ed alla quantità di lavoro da svolgere. Solitamente gli operai sono tutti uomini, perché fatica e pericolosità non ne fanno certamente un mestiere adatto alle donne.
Si è mai fatto male?
Fortunatamente non mi è mai successo nulla, escludendo naturalmente tagli e botte, che sono all’ordine del giorno. Il pericolo è però sempre in agguato e si verificano parecchi incidenti, alcuni purtroppo anche gravi, sia per la difficoltà degli interventi ma anche per gli inconvenienti che derivano dall’imprevedibilità di una parete rocciosa. Naturalmente ci sono normative provinciali molto severe sulla sicurezza; le imprese che non le osservano, mettono a repentaglio la vita dei loro operai.
Qual è l’aspetto che lei preferisce del suo lavoro?
Per un intervento di pulizia di una parete rocciosa si impiegano normalmente dalle 2 alle 4 persone, ma talvolta si può arrivare anche a 6 per operazioni più complesse; si crea così inevitabilmente un rapporto umano molto forte tra i componenti di quella che è una vera e propria squadra. La bellezza del lavoro sta quindi nella fiducia che si ripone nei colleghi, dato che spesso, soprattutto nelle operazioni più complesse, sono loro che hanno il compito di garantire la tua sicurezza.
Chi richiede le vostre prestazioni?
Essendo un lavoro molto rischioso, anche il costo è piuttosto elevato; per questo i nostri interventi vengono commissionati principalmente dai Comuni o dagli enti pubblici della provincia di Trento e molto raramente da privati.
Lavora tutto l’anno?
In inverno, con il freddo, la neve e le basse temperature, l’attività viene naturalmente sospesa; la restante parte dell’anno, solitamente da febbraio a novembre, rappresenta un periodo utile per svolgere questa professione. Si lavora normalmente per 5 giorni in settimana, che dovrebbero rimanere tali, proprio per il bisogno di staccare e rilassarsi dalle tensioni che si accumulano.
Come è arrivato a questo lavoro?
Dopo aver svolto per otto anni l’attività di geometra in uno studio, spinto anche dalla passione per la montagna, ho cominciato a svolgere attività strettamente legata ad essa, come la guida alpina e appunto, il disgaggiatore.
Cosa fa quando non lavora?
Mi dedico alla famiglia e all’attività alpinistica (spedizioni, serate a tema, documentazione…). Sono attratto delle varie forme d’arte e mi diletto con pittura, scrittura, fotografia e filmografia. Mi piace comunicare le mie emozioni e la mia passione attraverso audiovisivi, che realizzo per documentare le mie esperienze.
intervista a cura della 1°A della scuola media “Bonporti“, di Trento.
Carta d’identità:
Nome: Elio
Cognome: Orlandi
Segni particolari: cotitolare dell’impresa edile ORBARI a Dorsino, è anche guida alpina e scalatore affermato
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