Un giorno, passeggiando sulla spiaggia di Rodi col suo papà, Susi vede tra gli scogli un piccolo asinello impaurito. È bloccato tra le pietre e non riesce a uscire. Il papà lo aiuta e, insieme lo portano a casa. Comincia così la storia della particolare e profonda amicizia tra una bambina e un asinello, raccontata in Il mio asinello Benjamin e io (Terre di Mezzo; età 4+).
Dopo averlo accolto in casa e accudito, una mattina presto, Susi esce da sola con Benjamin. Insieme prima si perdono nei dintorni, poi ritrovano la strada di casa: i genitori, anche se sono stati in apprensione, non li sgridano, ma li accolgono a braccia aperte e premiano l’asinello con uno zuccherino per aver riportato Susi. Dimostrano così di avere fiducia nella loro piccola e nel suo nuovo amico che, insieme, durante la passeggiata, hanno esplorato non solo il paesaggio, ma anche tutte le emozioni che si sono susseguite dentro di loro.
Questa storia è vera, come vere sono le fotografie della bambina bionda e del suo dolce Benjamin.
Sono fotografie in bianco e nero scattate con grande attenzione e che, insieme al simpatico testo, contribuiscono all’immortale successo di questo lavoro. La sua potenza sta, infatti, nella semplicità e quotidianità delle scene raccontate e dalla poeticità dell’insieme di parole e immagini. È un libro fotografico che affascina ed emoziona i bambini con una storia nella quale riconoscono se stessi, grazie anche al realismo delle immagini che portano la narrazione su un piano molto vicino a loro e più corrispondente a ciò che li circonda. Un libro che coinvolge anche i grandi, cui fa fare un piacevole salto indietro nel tempo.
Interessante per gli adulti è anche la postfazione della traduttrice Giulia Mirandola, che commenta questo libro tracciandone la storia e la genesi e raccontando come è stato accolto ed è ora ricordato dai bambini di quattro generazioni diverse che lo hanno avuto in mano da piccoli.
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