Orsa F43, il WWF Trentino: “Morte tragica ma dettata da una fatalità”

Un orso nei boschi del Trentino. Foto C. Frapporti. Foto d’archivio

Una morte tragica, ma dettata da una fatalità: in questi anni i tecnici, pur nei loro umani limiti, hanno infatti garantito la continuità di un progetto di successo che ha portato ad oggi la popolazione trentina di orsi ad una incredibile vitalità. Vitalità che non si è materializzata costruendosi solo sulle competenze degli specialisti, ma anche sull’amore e la passione per una specie la cui sopravvivenza appare minacciata da dinamiche molto più concrete di qualsiasi complottismo”.

Così il WWF Trentino commenta la morte della giovane orsa F43, avvenuta ieri (martedì 6 settembre) in val di Concei per un intervento di routine: la sostituzione del radiocollare che portava da luglio 2021. Secondo le prime ricostruzioni, l’animale sarebbe deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola tubo nel momento in cui l’anestetico ha fatto effetto. Le manovre di rianimazione si sono purtroppo rivelate inutili.

“Il successo della popolazione trentina di orsi – continua il WWF Trentino – è infatti incrinato dalla radicata convinzione che nessun cambiamento nel nostro modo di agire e pensare il territorio debba o possa avvenire“.

Si tratta, secondo il WWF Trentino, di “un modo di pensare pigro che si manifesta a tutti i livelli: dall’enorme tema del cambiamento climatico (e quindi dall’illusione che la sopravvivenza della nostra specie così come la conosciamo possa evitare di passare da una drastica rimodulazione del nostro stile di vita, dall’alimentazione al consumo dell’energia) fino alla convivenza con i grandi carnivori, nonostante in moltissimi casi gli interessi nostri e delle specie selvatiche coincidano molto più spesso di quanto ci aspettiamo”.

F43 era monitorata perché era particolarmente confidente nei confronti dell’uomo. “È una precisa scelta dare ingenuamente (?) per scontato – prosegue WWF Trentino – che la presenza di questi animali non debba implicare un cambiamento nelle nostre abitudini. Ed è una scelta politica smettere di comunicarlo, chiudendo un dialogo che il Trentino sembra aver profondamente scordato come istituire. Che si tratti di orsi, di cervi, di corsi d’acqua, di risorse energetiche o di grandi opere c’è bisogno di uno scambio con i cittadini e non solo attraverso alcuni rappresentanti”.

Bisognerebbe cercare di scardinare “questo modello”, come lo definisce WWF, che rischia di riversarsi “non solo sull’orso, ma su tutto quello che riterremo problematico o difficile da accettare a seconda di come spira il nostro piccolo e momentaneo interesse”.

È compito anche dei cittadini, continua il WWF Trentino, “decidere di far decidere i nostri amministratori a riprendere quel coraggio che aveva caratterizzato le prime fasi del progetto LIFE Ursus, per ritessere quella trama di dialogo e relazioni che negli ultimi anni è drammaticamente venuta a mancare nella comunicazione e nella risoluzione dei conflitti, progressivamente in aumento in un panorama sempre più polarizzato”.

F43, quindi, sarebbe solo un “simbolo” di un problema più vasto. “F43 è una vittima della ormai radicale incapacità del Trentino di risolvere il proprio dualismo, spaccato tra il desiderio di espressione senza limiti della sua naturalità e un ambiente tra i più antropizzati di tutte le Alpi: è il momento di risolverlo, per il bene nostro e degli orsi”, conclude il WWF Trentino.

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