Apertura da sabato 3 settembre della mostra di Aldo Valentinelli a Castel Belasi

Mostra di Aldo Valentinelli al Palazzo Le Albere

Da sabato 3 settembre apriranno le porte del Castel Belasi con la mostra del giovane 26enne Aldo Valentinelli, che rimarrà visibile al pubblico dal 4 settembre al 30 ottobre 2022. Guardando ai suoi suggestivi quadri ad olio che immortalano la fauna alpina, la mostra indaga per la prima volta l’approccio concettuale di questo giovane artista, convinto che l’unico modo per vedere la natura sia staccarsi dal frenetico mondo odierno per respirare al ritmo della natura, soffermando il tempo.

Per il terzo appuntamento della project room dedicata all’arte under 35 a Castel Belasi,  l’artista della mostra Aldo Valentinelli (Cles, 1996). La project room rappresenta il cuore del castello, situata al centro dell’estesa struttura architettonica nella sala a piano terra detta “delle decime”, e votata a una ricognizione degli artisti più giovani, quest’anno con una predilezione per il mezzo pittorico e per trentini formatisi fuori regione, già premiati da riconoscimenti e partecipazioni di rilievo.

Composta da una decina di olii su tela – di cui quattro inediti, realizzati appositamente per l’occasione – la mostra del giovane artista porta il titolo “Soffermando il tempo. Per stare al passo con la natura” e guarda per la prima volta in profondità nell’approccio concettuale, andando oltre la superficie pittorica dei soggetti immortalati: gli animali della fauna alpina.

Le opere di Valentinelli non illustrano, infatti, puramente le fattezze degli animali dell’area montana dove vive, urogalli, camosci, caprioli, ma rappresentano uno statement, una dichiarazione d’intenti rispetto al rapporto che l’artista ha con la natura e che noi come spettatori siamo invitati ad assumere. Il cambio di paradigma da lui attuato è basato sull’idea di tempo. L’artista usa fermarsi ore nei boschi per avvistare animali selvatici liberi nel loro habitat. In alta quota, lontano dai sentieri, dove gli alberi sono sempre più radi, anche all’alba e al crepuscolo, con il freddo pungente, con la neve o la nebbia della pioggia appena passata. L’incontro non è mai scontato, non è programmabile, e il prolungamento di questo momento si conquista con un’assoluta fusione con la natura. Respirando al tempo della natura.

Si è soliti scrutare quanto circonda attraverso lo schermo di uno smartphone per scattare veloci foto, non possiamo aspettare il momento adeguato, ci accontentiamo di mozziconi di sguardi. Questo artista innesca, invece, una paziente ricerca sul campo, compiendo studi dal vero, ricordando il modo di fare del Rinascimento, quando il distacco dagli antichi schemi visivi richiedeva l’esercizio dell’osservazione della natura e l’uso di taccuini su cui ripetere schizzi di piante e animali.

Il tempo degli animali è indubbiamente diverso dal nostro, manipolato dalla nostra stessa evoluzione e dai nuovi media che ci stanno sempre più allontanando, nella folle corsa dell’essere umano contemporaneo che vuole andare sempre oltre, accelerando continuamente. Valentinelli, invece, cerca una coincidenza, una consonanza, che mette in pratica costantemente a partire dal legame con il suo cane. Anche questa affinità instaurata dall’artista risulta concettualmente significativa, perché rimanda a un momento simbolico di contatto tra homo sapiens e natura, quando oltre diecimila anni fa venne instaurata una simbiosi con questi quadrupedi, sopravvissuta fino ad oggi.

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