Non è dell’orso che dovrebbe preoccuparsi la Provincia di Trento. A sottolinearlo l’Enpa, che in un comunicato stampa inviato oggi (domenica 7 agosto) dalla presidente Ivana Sandri sottolinea che “in Trentino ogni anno si contano svariati casi di malattia di Lyme e di encefalite da zecca o Tbe, patologie causate principalmente dalle zecche; di shock anafilattici, causati principalmente da puntare di insetti; di persone aggredite e ferite da animali d’allevamento durante l’alpeggio; di persone e animali aggrediti da cani non correttamente detenuti dai proprietari; di avvelenamenti di cani di proprietà, di gatti (sia gatti di proprietà che di colonia) e di animali selvatici”.
“Senza parlare – aggiunge Sandri – delle patologie dai nomi esotici trasmesse dalle zanzare: Dengue, Chikungunya, West-Nile e Zika, per le quali non esiste oggi un vaccino. Se interessato alla salute e alla sicurezza degli abitanti e degli ospiti del Trentino, il presidente della Giunta provinciale dovrebbe attivarsi per affrontare questi rischi veri. Per gli orsi basterebbe mettere in atto quanto già previsto dal progetto di reintroduzione, fra cui primeggia un’azione: informare i cittadini, perché sapere rende liberi e sicuri!”.
L’Enpa è critica nei confronti della convocazione, qualche giorno fa, del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica; convocazione che è stata fatta per affrontare la presenza di “orsi troppo confidenti” in Trentino. “Ma davvero – continua la presidente Sandri – si è convocato questo comitato al fine di garantire i cittadini da fantomatici rischi provenienti da animali che in oltre 20 anni dalla loro reintroduzione – ricordiamo per opera e decisione del Parco Adamello Brenta, dell’ISPRA e della stessa Provincia Autonoma di Trento – non hanno mai causato la morte di nessuna persona? Ma davvero vogliamo continuare a chiudere gli occhi davanti ai rischi “veri” cui sono esposti tutti i cittadini e gli ospiti del Trentino?”.
In questo contesto – tra l’altro pre-elezioni politiche e ad un anno dalle provinciali – si inserisce, prosegue l’Enpa, “la notizia del ‘falso attacco’, riconosciuto come tale anche dai tecnici della Pat, messo in atto da una mamma orsa nei dintorni di Maurina, piccola frazione immersa fra campi e boschi del Parco Adamello Brenta, per difendere i suoi cuccioli perché spaventata dalla presenza di un uomo accompagnato da un cane sciolto (i cani sono notoriamente visti come estremamente pericolosi e quindi da scacciare e allontanare dalla prole ancora incapace di difendersi)”.
“L’uomo comprensibilmente si spaventa e si dà alla fuga – aggiunge l’Enpa -, riuscendo comunque a tornare a casa incolume (nonostante questo sia un comportamento sconsigliato da tutti gli esperti di orsi), perché l’orsa non ha alcuna intenzione di nuocergli, non intende inseguirlo (in quel caso non basterebbero gambe umane per sottrarsi ad un animale che raggiunge agevolmente la velocità di 50 km/ora), ma vuole solo allontanarlo dai suoi cuccioli. Anche il cane non viene in alcun modo attaccato dal plantigrado e torna a casa autonomamente”.
“Una avventura finita bene, nonostante lo spavento debba essere stato notevole – conclude l’Enpa -, ma foriera di attacchi all’orsa: non falsi attacchi di tipo difensivo, ma veri attacchi, portati avanti pervicacemente, cocciutamente, benché immotivatamente, ma plausibilmente a fini elettoralistici“.
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