A Rovereto 450 giovani per la festa degli oratori

Sono stati 450 i giovani dai 14 anni in su che hanno partecipato alla giornata degli oratori al Centro Pastorale Beata Giovanna di Rovereto nella giornata di domenica 16 febbraio. La speranza, scelta da papa Francesco come tema del Giubileo, ha fatto da sfondo anche all’iniziativa organizzata dall’associazione Noi Oratori e dalla Pastorale giovanile dell’Arcidiocesi di Trento.

A portare la propria testimonianza nella mattinata, nel teatro Antonio Rosmini, è stato un 27enne egiziano di religione cristiana copta, Andrew, arrivato a Trento per frequentare un corso di laurea magistrale. Andrew ha cominciato a partecipare alle iniziative della Diocesi di Trento dopo aver conosciuto il gruppo di preghiera in stile Taizé che si incontra il martedì con don Duccio Zeni, che ha dialogato con lui sul palco del teatro. Il 27enne ha raccontato anche il periodo in cui ha svolto il servizio militare nel suo Paese, al confine con la Libia. “Non avevo lo smartphone, ero staccato da tutto, e come cristiano non potevo avere con me nessun libro religioso. Avevo dei salmi che tenevo nascosti e che leggevo di tanto in tanto. Ho sempre sentito la presenza di Dio con me”.

Divisi in gruppo, i giovani hanno riflettuto sulle tre tappe del cammino, che corrispondono a passato, presente e futuro: il pellegrinaggio, la stanchezza e il riposo e la speranza e le paure.

“Felice è colui che riconosce di avere bisogno degli altri, che cerca una mano per chiedere aiuto. Saremo beati ad essere poveri se avremo il coraggio di scoprire che c’è una mano a cui aggrapparsi”, ha detto don Mattia Vanzo, che ha celebrato la Messa, commentando il Vangelo di questa domenica e le parole “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati”.

“Abbiamo bisogno – ha ripreso don Mattia – di incrociare sguardi ed occhi attenti che sappiano vedere la nostra vita, che ci sappiano vedere per quello che siamo, così come siamo. Sperare è alzarsi la mattina ed affrontare la sfida del vivere, sentendo che bisogna avere coraggio per chiedere aiuto. E vivere senza speranza, ha scritto Dostoevskij, è impossibile”.

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