Riccardo Bosco del Boivin di Levico nominato Miglior oste d’Italia

È Riccardo Bosco, del ristorante Boivin di Levico, il Miglior oste d’Italia secondo l’edizione 2025 della Guida Osterie d’Italia, il sussidiario del mangiar bene all’italiana che ogni anno restituisce il quadro della ristorazione legata ai territori di tutta la penisola, presentata al Teatro Strehler di Milano. Giunta alla sua trentacinquesima edizione, la guida raccoglie 1917 osterie, agriturismi e ristoranti segnalati per la cucina territoriale, la rigorosa selezione degli ingredienti, l’atmosfera genuina. È il progetto editoriale più importante e longevo di Slow Food Editore che affianca l’associazione Slow Food nell’impegno quotidiano per dare un contributo al cambiamento del sistema di produzione, distribuzione e consumo del cibo.

In occasione della presentazione ogni anno si ritrovano i locali premiati con la “Chiocciola”. Il simbolo storico di Slow Food che va ad indicare proposte di altissima qualità, capaci di porsi come modello e in sintonia con i valori dell’associazione. Anche gli osti “chiocciolati” trentini hanno partecipato alla cerimonia che ha registrato importanti novità per il nostro territorio. Confermato il riconoscimento per locali storici quali l’Osteria Morelli di Canezza di Pergine con Fiorenzo Varesco, il Ristorante Nerina di Malgolo con Sandro e Mario di Nuzzo, la Locanda delle Tre Chiavi a Isera di Sergio Valentini e Anna Rita Di Nunno, Maso Santa Romina in Primiero e Lusernarhof di Luca Zotti. Novità importante dalla Val di Fassa con l’Agriturismo Ciasa do Parè (Soraga), che dopo aver fatto il suo ingresso nella guida nell’edizione 2024, quest’anno riceve la “chiocciola” per la sua capacità di far vivere una vera esperienza culturale in grado di far comprendere cosa sia l’ecosistema alpino. “Ricevere il riconoscimento della Chiocciola da Slow Food è per noi un onore immenso – afferma Alessandro Suffritti, titolare con la moglie Aurora del locale che vede in cucina Matteo Simonato e Davide, tutti in trasferta a Milano per l’occasione – Questo simbolo rappresenta il nostro impegno quotidiano nel rispettare i principi della sostenibilità, dell’artigianalità e della valorizzazione del territorio. Continueremo a promuovere una cucina che esprime autenticità, tradizione e un profondo legame con la nostra terra”.

La sorpresa più grande arriva dalla Valsugana con Riccardo Bosco del Boivin di Levico premiato come Miglior oste d’Italia. “Quello di Boivin – si legge nella motivazione del premio – è un ritmo scandito dalla gentilezza, dalla guida delicata e rassicurante di un oste che accoglie con discrezione, che si fa narratore della tavola e del territorio con voce autorevole ma mai protagonista, e invita a una lentezza comunque vivace, briosa e diffusa in tutta la sala”. Emozionato Riccardo racconta che “l’aria che ho sempre respirato in famiglia ha fatto sì che l’arte dell’accoglienza diventasse per me consuetudine. Inoltre l’appartenenza al consesso degli osti e ostesse Slow Food mi ha permesso di venire in contatto con grandi maestri: ogni osteria rappresenta un modo originale di interpretare questo mestiere”.

Nell’introduzione alla sezione trentina della Guida una riflessione scritta dai collaboratori che nel corso dell’anno hanno girato il Trentino in lungo e in largo per raccogliere le testimonianze di osti e ostesse:

“La rassegna di osterie presenti in guida ci restituisce una mappa di un Trentino che resiste e che sempre più dovrà esser preso a modello per una ristorazione capace di essere sostenibile economicamente, generando valore per i luoghi, coltivando il paesaggio e le relazioni, tutelando la biodiversità montana, sapori e saperi della cultura delle Terre Alte. Con la capacità di mettere nei piatti una cucina frutto degli infiniti passaggi nel crocevia che, da secoli, mette in comunicazione il mondo mediterraneo con quello alpino ed europeo, gli osti incarnano una missione fondamentale. Alimentano cioè il desiderio che continui ad esistere tutto ciò che costituisce e contraddistingue la montagna. Contrastano l’omologazione dei gusti e dell’estetica che ha invaso anche le più remote valli dolomitiche, sono un argine alla spersonalizzazione del servizio, frenano l’avanzata di un turismo massificato che consuma i luoghi, si oppongono alla scomparsa di produzioni minacciate da crisi climatica, abbandono, nuove economie, sterilizzazione di idee e materia prima (in primis nel mondo caseario).  Questi osti e ostesse rientrano nell’avventura di un cambiamento culturale in grado rendere desiderabile la conversione ecologica, così come auspicato da Alex Langer proprio in terra alpina più di trent’anni fa. Giocano, in sostanza, un ruolo centrale nella costruzione di un futuro (e non solo di un cibo) più buono, pulito e giusto”.

La Guida Osterie d’Italia 2025 sarà protagonista anche a Trento, martedì 5 novembre 2024 con una serata in cui sarà possibile incontrare gli osti di tutto il Trentino, assaggiare i loro piatti e ascoltare i racconti delle loro osterie. Scenario d’eccezione il MUSE – Museo delle Scienze di Trento. In quest’occasione sarà presentato l’inserto speciale della guida, curato da Francesco Gubert e Marta Villa, dedicato alle malghe della montagna trentina. Quindici malghe in cui si produce formaggio di qualità con massima attenzione alla valorizzazione del latte, e in cui è anche possibile trovare un’offerta ristorativa di qualità.

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