Va veloce il conto alla rovescia per la prima Visita pastorale di mons. Lauro Tisi all’arcidiocesi di Trento. Fra tre settimane – il 12 ottobre – è fissata la Messa d’apertura al santuario di Segonzano, ma il programma condiviso dalla Zona pastorale di Mezzolombardo s’allunga fino a domenica 23 febbraio 2025. Cinque mesi su e giù per i villaggi trentini non sarebbero una novità per il pastore “rendenero” già allenato a macinare chilometri per visitare ad ogni buona occasione le periferie più lontane. Ma questo giro tutto “in trasferta” si presenta inedito e innovativo, anche rispetto alla tradizione.
Non chiama in causa soltanto le comunità della Piana Rotaliana, della Val di Cembra e dell’Altopiano della Paganella – come se i problemi sul tavolo fossero delle “grane” di paese – ma merita fin d’ora l’attenzione di tutti i Trentini. Quanto emergerà in ognuna delle otto Zone sarà di stimolo e forse di conforto anche per le altre: per questo i prossimi quattro anni di Visita – in primavera seguiranno le parrocchie di Valsugana e Primiero – vanno seguiti settimanalmente (s’impegna a farlo Vita Trentina) perché possono contribuire ad affrontare il “cambiamento d’epoca” ben descritto da mons. Tisi nel suo messaggio dal titolo “La messe è molta”. Con l’invito a non lamentarsi per la penuria di operai ma a trovare ottimismo nel raccolto che abbonda.
Rispetto a decenni non troppo lontani, quando i fedeli incontravano raramente “a tu per tu” il loro vescovo, si potrebbe oggi ritenere inutile l’esigenza di una relazione reciproca più ravvicinata. Nel caso di mons. Tisi, che è stato qui a lungo Vicario Generale e che molto ha già girato in questi primi otto anni di episcopato, la conoscenza è capillare: “Nessuno come lui conosce ogni angolo del Trentino” si dice fra i collaboratori più stretti. Ma a cambiare è la prospettiva stessa di questo passaggio, molto di più di un obbligo del diritto canonico.
Sarà anche occasione per verificare organizzazione territoriale e strutture a disposizione (senza però un valore d’ispezione, bensì di condivisione di responsabilità, in vista di scelte a lungo sostenibili), ma il termine “visita” per il nostro arcivescovo Lauro va inteso nel suo primo significato biblico di “amicizia” e di “sollecitudine” di un Dio che ha cura dell’uomo. Per questo egli insiste per non essere atteso come il protagonista, anche se la sua energia spirituale (l’abbiamo chiamata “elettroTisi” il giorno dell’ingresso in Diocesi) si trasmetterà in quanti ancora non l’hanno mai incontrato. Questa dovrà essere la Visita del popolo – per usare il termine conciliare tanto caro a papa Francesco – e delle comunità che “visitano se stesse”, aiutate dal metodo adottato dal card. Martini: trovano i motivi per cui ringraziare Dio, riconoscono le fatiche per cui chiedere perdono, rinnovano il proprio impegno ponendosi una priorità pastorale sulla quale puntare.
Così stanno cercando di lavorare i membri dei dieci Consigli pastorali di questa prima Zona, sperimentando lo stile di ascolto “goduto” nei primi anni di Cammino sinodale. Li ringraziamo per il loro lavoro di apripista e di sensibilizzazione anche della loro comunità civile: perché – come scriveva il nostro don Vittorio Cristelli – una Visita pastorale ha sempre anche una valenza sociale, è un momento straordinario di partecipazione democratica. E oggi può risultare ancora più utile del passato per allargare il sagrato e raggiungere nuove piazze.
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