Mentre la campagna elettorale si concentra su personalismi e bandierine, è scemata di intensità l’attenzione al tema delle riforme istituzionali, sebbene, anch’esse nella dimensione “bandierina”, continuino a seguire il loro corso.
Come è noto, le riforme sono tre, una per ciascuno dei tre partiti chiave della coalizione di destra centro: due di rango costituzionale (il cosiddetto premierato, per FdI, la separazione delle carriere in magistratura per FI), una che formalmente è una legge ordinaria, ma che in realtà avrebbe riflessi profondi sul nostro sistema istituzionale (l’autonomia differenziata, per la Lega). Ciascuna forza è interessata alla sua, quanto a quelle degli altri formalmente appoggia, in realtà è più che fredda quando non boicotta dietro le quinte.
Ora la riforma sul premierato sta andando al Senato, perché Meloni vuole la sua bandierina da sventolare prima delle elezioni. Non sarà un passaggio decisivo (poi ci sarà la Camera), ma certo è importante. Il testo è stato rivisto, ma non abbastanza da superare le obiezioni serie. Diciamo subito che non lo è quella che grida allo scandalo di un sistema che non esiste in nessun altro paese. La ragione è semplice: nemmeno il sistema tedesco del cancellierato con la sfiducia costruttiva esisteva in nessun altro paese prima che lo approvasse la Repubblica Federale Tedesca ben più di mezzo secolo fa. Lo stesso dicasi per il semipresidenzialismo francese. Eppure si sono dimostrati funzionanti.
Le questioni serie sono due e sono quelle su cui meritoriamente ha posto l’accento un gruppo di lavoro al di fuori degli schieramenti politici: la necessità di avere un sistema che garantisce che non si possa eleggere un premier che non abbia la maggioranza dei voti (il che implica un eventuale doppio turno); la necessità di introdurre una riforma del corpo elettorale che sceglie il presidente della Repubblica in modo che la decisione non possa essere in mano della sola maggioranza parlamentare del momento, come di fatto può accadere oggi.
Non sappiamo quante possibilità ci siano che questi suggerimenti migliorativi trovino ascolto. Purtroppo, al momento nella maggioranza di governo prevale la voglia di imporsi ad ogni costo e nelle opposizioni l’illusione che sia produttivo andare allo scontro finale muro contro muro con un referendum confermativo.
Entrambe le parti dovrebbero rifletterci. Avendo in campo ben tre riforme, ciascuna delle quali suscita contrapposizioni feroci, non sarebbe sensato puntare a quella che può diventare una specie di guerra civile fredda che spacca il paese: e neppure in due parti, ma in una molteplicità di fazioni. Pensate alla vicenda dell’autonomia differenziata che mette in difficoltà la coesione fra le varie aree del paese: sia FdI che FI hanno cospicue riserve di consensi nelle regioni che non possono aspirare ai privilegi dei lombardo-veneti e rischiano di metterle in crisi se si va avanti con una legge che per quanto ordinaria può essere sempre oggetto poi della richiesta di un referendum abrogativo.
Non parliamo delle diatribe che susciterà la riforma del sistema giudiziario. La separazione delle carriere fra magistratura giudicante e magistratura inquirente è un vecchio tema e avrebbe dalla sua una certa ragionevolezza, solo che fosse organizzata in modo equilibrato, il che sembra difficile. Le attuali strutture rappresentative della magistratura non sono molto portate al confronto e al dialogo per quanto riguarda la necessaria messa a punto di un sistema che funziona maluccio, le forze politiche sono spaccate fra impulsi a togliere di mezzo una certa concorrenza del potere giudiziario e furori interessati per farne un contropotere da sfruttare a proprio vantaggio. Con un sistema mediatico che si esalta a gettare benzina sul fuoco di queste contrapposizioni c’è da aspettarsi l’ennesimo scontro allargato da far sfociare, visto che anche in questo caso si tratterà di una riforma costituzionale, nell’ennesimo OK Corral referendario.
Vogliamo sperare che si capisca che nella delicatissima fase di transizione, soprattutto sul piano degli equilibri internazionali, che andiamo ad affrontare non è proprio il caso di imprigionare il paese in uno scontro di proporzioni allarmanti su ben tre fronti: premierato, autonomia differenziata, riforma del sistema giudiziario. Le riforme si fanno per migliorare e necessitano di un ampio consenso. Le battaglie fra le truppe cammellate al servizio delle varie bandierine portano solo rovine.
Lascia una recensione