Gli oggetti della devozione popolare protagonisti a Castel Ivano

Svela il significato degli oggetti della devozione popolare che affollano lo spazio pubblico, quello privato e persino quello intimo, la mostra dal titolo “The Uncanny Lens / La Lente Inquietante”, che ha portato a Castel Ivano, a partire dallo scorso sabato 16 marzo, i lavori fotografici di Roger Ballen e Joel-Peter Witkin, curata da Fortunato d’Amico con la direzione artistica di Fulvio de Pellegrin e Paolo Dolzan.

Alle generazioni nate fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso è, in molti casi, ancora nota la supplica “Salve, Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo …”. Che cosa esprimeva quell’umanità? È questa una delle domande a cui cerca di rispondere l’esposizione. “Come in ‘Goya’s ghost’ di Milos Forman, era il 2006, – scrive Sergio Poggianella – è il flash di una dolente città dell’anima a dipanare il filo rosso tra questa ‘The Uncanny Lens. La Lente Inquietante’ a Castel Ivano e la mostra ‘Sciamani’ prodotta da MUSE, Mart e METS con la Fondazione Sergio Poggianella – nelle due proposte espositive, ‘Comunicare con l’invisibile’ al Palazzo delle Albere di Trento e ‘Tèchne, spirito, idea’ al METS di San Michele. … il tema che emerge – che certamente emerge nella nostra visione – è sempre quell’operazione catartica che spinge l’uomo a sondare l’abisso per estrarre il rimosso, per esorcizzarlo. In questa visione – continua Sergio Poggianella – scopriamo un Uomo – che sia il pittore di fine Settecento, o lo sciamano siberiano, o i fotografi contemporanei – che ricerca e accoglie il martirio come strumento salvifico per accedere ai mondi dello spirito e sublimare un destino che sarebbe altrimenti interrotto. A partire da questa visione, con Paolo Dolzan (referente della mostra a Castel Ivano) e Armando Tomasi (direttore del METS di San Michele), abbiamo immaginato di poter integrare nel percorso espositivo di «The Uncanny Lens. La Lente Inquietante», insieme alle opere contemporanee di Witkin e Ballen, alcuni reperti sia dalla collezione di arte sciamanica eurasiatica della FSP (Fondazione Sergio Poggianella) che dalle collezioni di arte popolare trentina del METS”

“Questa mostra – scrive Fortunato d’Amico – rappresenta un’opportunità unica per affrontare la sfida implicita nelle opere di Witkin e Ballen: quella di riconsiderare concetti chiave dell’arte, come la bellezza, l’estetica e l’armonia, aprendo così una discussione critica sulla modernità che stiamo lasciando e sull’imminente futuro, carico di paure e incertezze collettive”. La supplica del “Salve Regina” è contestualizzata in una umanità “afflitta dalle infinite forme della sofferenza fisica e mentale, di cui non di rado ignora le origini; un’umanità dolente, che volge lo sguardo supplice a una dimensione che trascende la realtà sensibile, sede dell’essere supremo cui attribuisce il potere di concedere protezione, portare soccorso, offrire conforto. E la supplica si fa parola e dunque in primo luogo preghiera e al contempo si esprime e si articola attraverso il segno concreto, l’oggetto reale”.

L’esposizione sarà aperta fino al 13 aprile 2024 a Castel Ivano con orari: martedì-domenica 9-12 14-18 lunedì chiuso

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina