È stato celebrato sabato 11 novembre anche a Trento il settantesimo anniversario dalla scoperta del DNA. Risale infatti al 1953 la scoperta della famosa struttura a doppia elica grazie alla prima fotografia a raggi X della molecola della vita. L’immagine fu scattata nel laboratorio di Rosalind Franklin al King’s College di Londra. Da allora la storia della biologia è cambiata per sempre. La conoscenza del patrimonio genetico ha aperto nuove strade alla medicina, sempre più personalizzata e di precisione. Ha offerto nuovi strumenti per contrastare le malattie rare e per curare patologie che possono rivelarsi aggressive.
L’importante anniversario è stato ricordato al Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata – Cibio dell’Università di Trento, dove si è svolta una tavola rotonda con esperti, ricercatori e ricercatrici, per ripercorrere i passaggi salienti della scoperta e raccontare scenari e prospettive future della ricerca. Poi l’inaugurazione di una mostra con le opere di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che per l’occasione ha disegnato tavole illustrate dedicate al DNA.
“La scoperta della struttura del DNA, il codice della vita, rappresenta una pietra miliare nella Biologia. Questa molecola che racchiude le informazioni per il corretto funzionamento di ogni organismo vivente, batteri, animali e piante, costituisce il fondamento dell’attuale ricerca biomedica. Vista la sua cruciale rilevanza per ogni ambito dei nostri studi, abbiamo pensato di celebrare questo anniversario con una mostra che potesse essere un’occasione di incontro e comunicazione con i cittadini, un momento per parlare di scienza e ricerca, in un linguaggio semplice”, ha detto Marta Biagioli, docente al Dipartimento Cibio. Prezioso, in questo, il contributo di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che fornisce una lettura diversa della storia del DNA, utilizzando il fumetto e i suoi personaggi Gary e Spike per raccontare, in modo facile e immediato, le tappe salienti della storia. L’artista ha realizzato per l’occasione due tavole a fumetti e quattro pannelli illustrati, che con il linguaggio colorato della pop art illustrano la complessità della struttura del DNA, le informazioni che esso custodisce, le prospettive future degli studi sulla genetica. Un lavoro nato nove mesi fa, fatto di incontri e confronti continui, bozzetti e correzioni di cartamodelli perché tutto fosse corretto e preciso. “Sintetizzare contenuti così complessi è stata una sfida per me», ha spiegato l’artista. «Attraverso i disegni tento di spiegare alla gente comune concetti molto complicati che sono alla base della vita di ciascuno di noi”. Fulber nel suo lavoro ha voluto riscattare Rosalind Franklin, figura centrale come detto nella scoperta del DNA ma che purtroppo non ha avuto alcun riconoscimento per questa rivelazione. «Il suo destino mi ha appassionato. Utilizzando il linguaggio illustrato sono riuscito ad accelerare le azioni e a condensare la scorrettezza che i colleghi James Watson e Francis Crick le fecero nel 1953». L’autrice della famosa Foto 51 che chiarì per la prima volta la struttura del DNA fu scattata da Franklin, ma Watson e Crick se ne appropriarono. Le opere rimarranno allestite nell’atrio della sede del Dipartimento Cibio (Polo Ferrari 2 – Via Sommarive 9, Povo) fino al 31 dicembre 2023.
“Per Rosalind Franklin il DNA era lo strumento definitivo per esplorare l’identità umana. Forse proprio per questo, la corsa all’identificazione della struttura del DNA è stata una delle competizioni scientifiche più avvincenti e per certi aspetti frustranti nella storia della biologia”, ha sottolineato Paolo Macchi, direttore del Dipartimento Cibio soffermandosi su alcuni aspetti della storia di questa rivelazione storica. “Vari laboratori erano in gara per arrivare primi, vista l’importanza della posta in gioco, capire cioè come il DNA è strutturato e come l’informazione genetica, che rende ogni individuo unico pur appartenendo alla stessa specie, viene trasferita da una cellula all’altra, da una generazione all’altra. La corsa, come ogni competizione, ha messo in luce gli aspetti migliori ma anche le debolezze, le invidie e le rivalità dei partecipanti coinvolti. Al di là dei riconoscimenti elargiti ai vincitori, tuttavia, questa scoperta è stata una conquista intellettuale e scientifica che è andata a beneficio di tutta l’umanità. Una rivoluzione che ha segnato l’inizio di una nuova disciplina, la biologia molecolare, che ha contribuito allo studio molecolare delle cause delle malattie, aprendo nuovi orizzonti per le terapie”.
Nel corso della mattinata i ricercatori e le ricercatrici del Dipartimento Cibio hanno coinvolto in laboratori scientifici le persone presenti, soprattutto i più piccoli. I partecipanti hanno potuto prelevare un campione di cellule dalla bocca e vederle al microscopio, scoprire il colore del proprio DNA e costruire una doppia elica con caramelle gommose. Sono state organizzate anche visite guidate ai laboratori del Dipartimento.
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