Comincia sotto un cielo azzurro splendente la seconda giornata portoghese per i 250 giovani trentini alla GMG di Lisbona. Ad attenderli, nella chiesa di Arranhó, la località a 35 chilometri dalla capitale che li ospita, un’altra mattinata dedicata alla catechesi, animata dal vescovo di Trieste don Enrico Trevisi.
Dopo la preghiera iniziale, anche oggi l’incontro è aperto da una “provocazione“, utile per introdurre il tema della mattinata. Un video presenta ai giovani la particolare realtà di Casa Legàmi, di Como. Una comunita creata da un gruppo di giovani sull’esempio di don Roberto Malgesini, dove ragazzi e ragazze vivono assieme nella quotidianità, “aiutandosi gli uni gli altri e portando ciascuno il proprio dono”, come viene spiegato nel video. “Ci accorgiamo che nella relazione con l’altro scopriamo noi stessi, la nostra chiamata”, spiega una delle ragazze di Legàmi, e sono proprio la relazione e la condivisione i principali temi di discussione, stimolati da un proficuo lavoro di gruppo, su cui si incentra la catechesi del vescovo Trevisi.
“È questo il momento giusto della vostra vita per avere un rapporto personale con Dio“, ha detto il vescovo di Trieste ai giovani: “Non l’adempimento di qualche pratica, la Messa, il dire le preghiere. Il Signore diventa quel tu con il quale vi potete aprire“. Un rapporto di condivisione e fiducia, ha aggiunto Trevisi: “È bello trovare persone fidate, che non hanno altro interesse che il vostro bene, con cui aprirsi. La comunicazione talvolta può essere difficile perché non ci mettiamo in gioco fino in fondo, per paura. Tutti noi abbiamo sperimentato qualche esperienza di dolore. Le abbiamo mai condivise? Qualcuno ha scritto che è più facile ascoltare gli altri che non noi stessi, ma da protagonisti, in mezzo agli altri ci siete voi, e voi potete diventare protagonisti per loro, essere un amico affidabile”.
“Secondo lei, perché quando si ha un peso e di riesce a condividere con qualcuno poi si sta meglio, e quando si è felici è così bello condividere?”, gli ha chiesto un giovane. “Perché siamo fatti per la comunione, Dio è comunione: Padre, Figlio e Spirito Santo, e noi siamo fatti a sua immagine. Quando si vive una cosa bella viene voglia di farlo sapere a tutti, perché ci sembra sprecato tenerla solo per noi stessi. Non continuate a piangervi addosso per le vostre ferite, per le vostre sofferenze. È sbagliata l’idea che non si muove foglia che dio non voglia, non è Dio che vuole la guerra in Ucraina, o gli incidenti sul lavoro”. E sul rapporto con Dio Trevisi torna anche poco dopo, nell’omelia della Messa celebrata al termine della catechesi: “Quando vi siete laureati avete festeggiato con gli insegnanti? Se avete vinto un campionato avete festeggiato con gli arbitri? La festa si fa con chi ci vuole bene, non con il giudice o con l’arbitro. Se consideriamo Dio un giudice che dovrà darci il premio alla fine della gara, che immagine abbiamo? Non dobbiamo prendere un brano, un versetto, e assolutizzarlo con il rischio di costruire una visione distorta di Dio”, l’ammonimento del vescovo Enrico, salutato dai giovani trentini al termine della Messa con un fragoroso applauso, mentre, davanti all’altare, a fianco del cartellone verde posizionato ieri, vengono posti due cartelloni gialli, “muri di una casa che piano piano stiamo costruendo”.
Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, i ragazzi saranno accompagnati dal folto gruppo di volontari portoghesi per una camminata nei dintorni di Arranhó, durante la quale visiteranno un vicino santuario, per poi rientrare nel piccolo centro alle porte di Lisbona dove, dopo aver cenato, trascorreranno la serata.
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