Un abbecedario di ventuno parole perdute, tutte da riscoprire, presenti nella vita quotidiana. Con “Cantami qualcosa pari alla vita”, don Marcello Farina accompagna il lettore in un viaggio contraddistinto dalla profondità, dalla cultura e dall’umanità delle sue riflessioni.
Da una lirica dello poeta Mario Luzi deriva l’invocazione che fa da titolo al libro “Cantami qualcosa pari alla vita” e che esprime il desiderio esaudito di ritrovare “parole perdute” che possano essere riproposte. Farina lo fa da maestro, sensibile e attento, con quello stile piano e insieme esigente, di voce quasi sussurrata. Che va ad attingere, quando serve, al patrimonio del pensiero filosofico, della sapienza biblica e dei testimoni del nostro tempo, componendo per ogni parola un capitolo che può essere gustato a sé stante, slegato dagli altri: da “serenità” a “semplicità”, da “bellezza a leggerezza”, da “noia” ad “abilità”, ogni lettore probabilmente tende ad attendere e poi scegliere la parola “giusta” in cui riconoscersi e da cui lasciarsi anche interrogare.
Come scrive De Vogli colpisce in questo viaggio fra le parole “l’invito dell’autore all’ascolto, a fare spazio – e lui per primo fa spazio- all’altro da sè”. Un ascolto in cui anche oguno di noi viene attirato e accompagnato in un dialogo che appassiona e può rigenerare.
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