Mentre a Roma più di 100.000 persone sfilavano alla manifestazione indetta da Europe for Peace per chiedere l’avvio di un negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco in Ucraina, anche a Trento, un presidio ha dato modo di scendere in piazza anche ai trentini che non hanno potuto raggiungere la capitale.
La manifestazione, organizzata in piazza Santa Maria Maggiore da Unione Popolare del Trentino e Rifondazione Comunista, a cui hanno aderito cittadine e cittadini, forze politiche e associazioni trentine, ha ribadito l’appoggio al corteo di Roma, dando eco alla richiesta di Europe for Peace di “convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso”.
“Chiediamo che il nostro paese assuma da subito iniziative concrete di ripudio della guerra, in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione. Siamo in piazza per dire no all’invasione di Putin e anche a chi vuole proseguire la guerra per calcoli follemente geopolitici. Chiediamo che le enormi risorse che si stanno sperperando per la corsa agli armamenti siano destinate alla solidarietà, alla sanità, allo stato sociale e alla lotta alla povertà“, ha detto Giuliano Pantano, di Unione Popolare, condannando con forza l’invasione russa in Ucraina e chiedendo al governo italiano lo stop all’invio di armi, che aumenta il rischio di una guerra nucleare, un ruolo attivo per il cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, il taglio delle spese militari, la firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e il rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia, infine l’uscita dell’Italia dalla NATO: ” Siamo convinti che per arrivare alla pace serva ottenere al più presto il cessate il fuoco e l’apertura di trattative. C’è la necessità di costruire un vasto movimento pacifista, contro la guerra, e, di conseguenza, contrario all’utilizzo delle armi”.
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