I prudenti laici del Consiglio Pastorale per gli Affari Economici hanno lanciato l’allarme fin dalla prima riunione dopo la pausa estiva: non sarà facile far quadrare il bilancio parrocchiale quest’inverno. Al calo di offerte raccolte durante le Messe (“s’era toccato il minimo nei mesi della clausura pandemica, ma non siamo più tornati al livello di prima, entra meno gente in chiesa”) s’aggiunge ora quest’altra emergenza legata a filo doppio all’ansia per l’escalation ucraina. E così le “bollette di guerra” cominciano a scottare pure nell’economia della famiglia parrocchiale. Che fare?
In attesa delle indicazioni della CEI, alcuni parroci hanno coinvolto l’intera comunità tanto che il “caro bollette” è comparso all’odg del prossimo Consiglio Pastorale Parrocchiale, fissato per l’occasione in canonica così da non dover riscaldare ad hoc un’ala dell’oratorio.
Non si tratta soltanto di trovare “il trucco” per mettere al riparo il bilancio parrocchiale facendo leva su qualche entrata straordinaria, ma di affrontare finalmente tutti insieme un problema di tutti. In modo sinodale – diciamolo, ora che abbiamo imparato cosa significa – lasciando che ognuno dia il suo contributo di sensibilità ecclesiale e di competenza.
La prima voce è quella di chi fa presente che non è solo la Chiesa ad essere “scottata”: tante sono le attività economiche più o meno gravate dai rincari, ci sono nuclei più esposti (vedi le famiglie numerose) all’impennata di acqua, luce e gas. Non ci sono da “difendere” le ragioni della bottega parrocchiale, ma dovremo farci carico di una complessiva richiesta di aiuto alle autorità competenti: le assicurazioni della von der Leyen e i propositi della Giunta Fugatti dovranno essere oggetto di vigilanza attenta (anche questo è il “fare politica” che tocca ai laici cristiani) affinché i contributi promessi arrivino in modo proporzionato ai reali bisogni delle varie categorie (agli impiantisti dello sci sì, ma anche all’artigiano dalla piccola bottega) e delle fasce sociali più deboli. Non può esserci una disuguaglianza anche nelle misure di sostegno.
I Centri di Ascolto Caritas ci avvisano che in autunno aumenteranno le famiglie e i singoli in stato di povertà (1 su 10 in Italia nel 2021). Il Consiglio Pastorale, oltre a pensare alle bollette indirizzate al parroco, dovrà discernere anche il modo migliore per risollevare le situazioni più gravi presenti sul proprio territorio.
Un’altra voce affronta il problema locale in modo globale: la crisi energetica è provocata dall’azzardo di Putin ma anche da cause lontane (dal monopolio del gas al ritardo nella transizione ecologica) che vanno soppesate e riconsiderate in chiave futura. Se durante il lockdown ci siamo promessi più volte che “nulla potrà essere come prima” ora dovremo essere conseguenti. Quest’austerity forzata dalla chiusura del rubinetto russo è forse l’ultimo campanello d’allarme.
L’esame di coscienza fra i consiglieri pastorali, quando è sincero, esige di esaminare stili di vita e tante scelte ecologiche che applicano la “Laudato Sì”. Ad esempio, chiama in causa l’utilizzo delle strutture parrocchiali e dei beni a disposizione: non solo rispettoso delle normative di sicurezza, ma anche ispirato a criteri di risparmio e di razionalizzazione per evitare sovrapposizioni e sprechi e favorire invece sinergie virtuose: “Stiamo ragionando sul fatto che non sarà possibile tenere aperte tutte le chiese – ha detto a proposito alla RAI don Mauro Leonardelli, parroco di cinque parrocchie a Trento Nord –. Ci dovremo aiutare e darci una mano, tenendo conto che la difficoltà non è soltanto nostra, ma di tutte le famiglie”.
C’è chi arriva a dire che il “caro bollette” è un provvidenziale misuratore della corresponsabilità ecclesiale: la Giornata di solidarietà fra le parrocchie ha perso smalto col tempo, ci chiediamo raramente fino a che punto siamo disponibili a prestare o condividere le nostre risorse con la parrocchia vicina che è più “povera”. Sarebbe un modo concreto di vincere quella “fatica a collaborare e dialogare che si registra nell’azione pastorale fra le nostre comunità” e che l’Arcivescovo ha benevolmente incoraggiato mercoledì (vedi pag. 17) durante l’incontro di inizio d’anno a Villa Moretta. Al termine del quale ha sottolineato le difficoltà economiche previste nei prossimi mesi per tante famiglie: “Come comunità cristiane non possiamo rimanere insensibili”, ha aggiunto, invitando alla logica evangelica che sa mettere in comune le risorse di ciascuno (i cinque pani e i due pesci condivisi o il bicchiere d’acqua donata), nella certezza che “Dio moltiplica il bene fatto ai poveri”. A proposito ha indicato espressamente ai preti e a noi laici il valore della sobrietà di vita rivolgendo “l’invito, in questo tempo di crisi diffusa, ad evitare spese ed investimenti che potrebbero trasformarsi in una controtestimonianza”.
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