Con un post sulla pagina ufficiale della Diocesi di Barretos, in Brasile, è stata annunciata la chiusura della causa di beatificazione di padre Andrea Bortolameotti e l’invio dell’intera documentazione in Vaticano.
Proprio questa mattina si è svolta la cerimonia di chiusura dell’inchiesta Diocesana, durante la quale, i membri del Tribunale diocesano d’inchiesta coinvolti nel caso, il vescovo Dom Milton Kenan Junior, padre Costante Gualdi (vice postulatore) e Lucilla Castro, hanno giurato di aver compiuto il loro lavoro. Nel corso della cerimonia inoltre sono stati letti i verbali di conclusione del caso e gli atti dell’istruttoria, che sono tutte le audizioni dei testimoni, la rogatoria che si è svolta nella diocesi di Trento, i documenti raccolti dalla commissione storica, i pareri dei censori teologici e i decreti di conclusione della causa saranno suggellati con il segreto del Vescovo diocesano.
L’intero processo sarà riposto in tre scatole diverse, sigillato con cera lacca e sigillo vescovile, e potrà essere aperto solo nel Dicastero delle Cause dei Santi. Dopo l’analisi, se il parere è positivo, padre Andrea sarà dichiarato venerabile. Da quel momento in poi, per diventare beato, sarà necessario dimostrare un miracolo per intercessione di padre Andrea. E per essere canonizzato ed elevato agli altari come santo, dovrà essere approvato dal Vaticano un nuovo miracolo.
Padre Andrea Bortolameotti ha dedicato la propria esistenza ai poveri, agli ultimi e agli ammalati di Barretos, città di poco più di centomila abitanti nello Stato di San Paolo in Brasile. Nato nel 1919 a Vigolo Vattaro, paese che ha dato i natali anche a Santa Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù, il sacerdote dei padri Venturini ha trascorso in Brasile 43 anni portando fra quelle popolazioni l’entusiasmo della parola di Dio, ma anche l’operatività del fiorente artigianato del paese che gli aveva dato i natali.
In Brasile padre Andrea Bortolameotti era considerato come un santo sulla terra e questa testimonianza gliela hanno manifestata i suoi parrocchiani con uno striscione posizionato sul carro funebre che trasportava il feretro verso la chiesa nell’ottobre del 2010: «Um Santo viveu entre nos!». Lo stesso titolo che ha un docufilm, curato da Franco Delli Guanti, presentato nel 2018.
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