“Quanti sassi nei miei sandali” racconta gli incontri di Giacomo Santini, ex giornalista RAI e parlamentare. Il volume, edito da ViTrenD, uscirà nelle librerie a settembre, ma è stato presentato oggi (venerdì 29 luglio) a Palù di Giovo per la festa di Vita Trentina e Avvenire.
Hanno dialogato con Santini il direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e il campione di ciclismo Gilberto Simoni.
“Non è un’autobiografia – ha precisato Santini – si tratta degli incontri fatti da un cronista lungo le salite della vita. Il libro è nato dopo una discussione con mio figlio Alessandro, che mi ha chiesto di lasciargli uno scritto che ricordasse chi sono. Mentre i miei figli sono nati a Trento, io sono bolognese e tutta la mia famiglia è romagnola”.
Santini è arrivato a Trento tra il ’51 e il ’52. Suo padre lavorava alla Sloi. “Fummo alloggiati all’interno dello stabilimento – ha raccontato -. Giocavamo nelle polveri della Sloi, che poi furono analizzate: piene di veleni”.
Palù di Giovo è un “ritorno” per Santini. “Ne conosco tutta la geografia, caneva per caneva – ha detto – perché un giornalista deve sempre cercare l’umanità e le storie. Un giornale vive di emozioni più che di pagine scritte”.
Santini ha ripercorso la sua passione per la professione del giornalista; un lavoro che, come ha spiegato, “richiede un sacrificio familiare inevitabile”. “Per più di 40 anni – ha raccontato – sono stato fuori casa anche per 9 mesi su 12. Finita la mia carriera professionale, ho interpretato le mie assenze in famiglia come una colpa”.
Ma è la curiosità che ha spinto Santini a scegliere questa professione. La curiosità e l’inquietudine. “Uno ci nasce, con l’inquietudine, che io ho chiamato ‘bernoccolo del giornalista’. Una bella inquietudine che ti aiuta a cercare esperienze sempre nuove. Se uno non è curioso non può fare il giornalista. E curiosità vuol dire approfondire, capire e provare a conoscere tutto ciò che ti capita davanti agli occhi”.
Una passione che ha accompagnato Santini anche durante l’esperienza in Parlamento europeo. “Il Parlamento europeo ha delegazioni per i rapporti con l’America del Sud, con l’Asia, con la Cina… Io mi infilavo sempre in tutte le delegazioni. Era l’istinto del giornalista di andare per vedere e per capire, che mi ha accompagnato fino in fondo”.
Il titolo del libro, che alla fine porta un ringraziamento a diverse “scuole” frequentate da Santini, tra cui il Coro Dolomiti e la scuola di giornalismo, è metaforico. “I sassi – ha precisato l’autore – sono le difficoltà che ciascuno di noi trova nei suoi sandali e nella sua vita. Importante è non darvi peso, capire come fare a superarle e a trovare la strada per evitarne altre”.
Monsignor Lauro Tisi ha lanciato una provocazione. “Credo che ripercorrere qualche biografia sportiva – ha detto – potrebbe aiutarci. Lo sport presenta pagine molto belle di ripartenze, pensiamo solo alle Olimpiadi di Tokyo. A me piacerebbe che la Chiesa imparasse dallo sport e imparasse da queste ripartenze anziché piangersi addosso”.
Nel dibattito è entrato il giornalismo sportivo, grande passione di Santini. “I giornali sportivi ora parlano soprattutto di risultati – ha detto -. Al massimo c’è un po’ di cronaca su come si arriva a questi risultati. Non vengono più raccontate le storie di come si arriva a questi risultati. Di come Gilberto Simoni, dopo l’epopea dei Moser, riuscì a emergere da questo paesino. Queste sono le storie che mi appassionavano“.
Per due anni di fila, il lunedì mattina Santini faceva una diretta su Radio Inblu raccontando le notizie dello sport trentino. “Mi dovevo alzare alle 6 di mattina il lunedì, comprare i giornali, leggerli e prepararmi delle scalette, perché poi arrivava Radio Inblu, che mi rivitalivizzava – ha concluso -. Andavamo a cercare storie esemplari, non vittorie e sconfitte”.
Il libro, con prefazione del giornalista Gianpaolo Ormezzano, sarà nelle librerie da settembre. Sabato 30 luglio alle 17, a Malga Zochi (passo Vezzena) ci sarà un’altra presentazione di “Quanti sassi nei miei sandali”.
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