Meno finanza nel bilancio dell’Arcidiocesi di Trento. Presentato il Rapporto 2021

La presentazione del bilancio 2021: da sinistra, l’economo diocesano Claudio Puerari, il vescovo Lauro Tisi, il vicario generale don Marco Saiani, Piergiorgio Franceschini, responsabile Ufficio stampa. Foto Daniele Mosna

Si chiude con una perdita di poco superiore ai 70 mila euro (71.292 euro), in diminuzione rispetto a quella dell’esercizio precedente (592.038 euro), il bilancio 2021 dell’Arcidiocesi di Trento. Il risultato economico è algebricamente determinato da ricavi per euro 10.869.761, costi per euro 10.941.053 e imposte sul reddito per 326.209 euro.

La presentazione stamani nell’aula magna del Collegio Arcivescovile ai parroci e ai membri dei Consigli affari economici delle parrocchie.

Il Rapporto 2021 “La Chiesa per il territorio” (qui il link al documento pdf), edito da Vita Trentina (disponibile in versione online sul portale diocesano e distribuito in forma cartacea alle comunità parrocchiali), conferma il percorso avviato fin dal 2017 all’insegna di quella “trasparenza – commenta l’arcivescovo Lauro nell’introduzione al testo – che non è solo un dovere etico ma un vero e proprio processo di costruzione comunitaria, basato sul principio della corresponsabilità, a fronte di una missione condivisa”.

Per la prima volta, viene reso noto – accanto al bilancio dell’Arcidiocesi e di altri otto Enti afferenti: Fondazione Comunità Solidale, Seminario, Fondazione Fraternitas, Casa del Clero, Museo Diocesano Tridentino, Vita Trentina Editrice, Fondazione Causa pia Battisti- anche il bilancio del Collegio Arcivescovile.

Rispetto all’anno precedente, i ricavi totali diminuiscono di € 62.793 (‐1,0%), soprattutto per la flessione dei “Contributi CEI” (‐18%) e da privati (‐48%). Gli effetti sono stati mitigati dall’aumento degli “Altri ricavi” e da ricavi straordinari di 1.305.000 euro relativi all’acquisizione del patrimonio della Fondazione Vigilianum, estinta nell’anno 2021.

I costi complessivi presentano una diminuzione netta di 583.538 euro (‐5,0%) rispetto all’esercizio precedente, dovuta in particolar modo alla flessione delle disponibilità di “Contributi erogati e da erogare” (‐26%). Il costo del lavoro rappresenta il 26,6% dei costi totali; quelli di struttura e diversi incidono per il 24,3%; i costi di gestione degli immobili (ammortamenti, spese di manutenzione, ecc.) per il 44,7%.

Sul versante patrimoniale, le immobilizzazioni, al netto degli ammortamenti, rappresentano l’81% del totale attivo di 108.536.669 euro e sono dovute per 35,7 milioni (-2% rispetto al 2020) a terreni e fabbricati strumentali e per 22,4 milioni (-5%) a terreni e fabbricati non strumentali.

Le immobilizzazioni di natura finanziaria sono pari a 28,8 milioni (+1%). All’interno di questa quota, poco più di 27 milioni sono relativi al 21,7% del capitale dell’Istituto di Sviluppo Atesino (ISA), istituito nel 1929, e per il residuo a Vita Trentina Editrice e all’Associazione Mandacarù.

Il patrimonio netto di Arcidiocesi si attesta a 75,6 milioni di euro, stabile rispetto al 2020.

“Il bilancio 2021 – commenta nella sua relazione l’Economo diocesano Claudio Puerari –, risente del beneficio straordinario di 1,3 milioni di euro riveniente dalla destinazione alla Diocesi del patrimonio della Fondazione Vigilianum e del reddito netto delle attività finanziarie di 1,5 milioni di euro, in crescita rispetto al 2020 a seguito dell’attenuarsi sui mercati degli effetti dell’emergenza sanitaria. Elementi – aggiunge Puerari – che inevitabilmente presentano profili di volatilità. Quindi – è la riflessione dell’Economo diocesano –, depurando il bilancio dai ricavi straordinari e quelli finanziari, la struttura dei conti è ancora lontana dall’obiettivo dell’equilibrio economico, permanendo una struttura significativa di costi fissi”.

“Anche la Diocesi risente delle criticità della congiuntura mondiale – spiega Puerari a Vita Trentina -. L’Arcidiocesi è in una fase di cambio dei propri asset: si sposterà sempre di più dal finanziario e dall’immobiliare su asset diversi, tipo agricoltura e altro che probabilmente renderanno meno, ma saranno più stabili. Bisogna cominciare a riconsiderare il patrimonio per la sua finalità: fatto istituzionale, bene; fatto caritativo, bene; l’eccedenza del patrimonio che non rientri in questi due fattori deve essere messo a reddito o alienato. Siamo partiti dagli Enti e adagio adagio estenderemo questo ragionamento alle Parrocchie”.

Il Rapporto presenta anche, in forma più descrittiva, l’attività caritativa dell’Arcidiocesi esercitata attraverso le attività della Caritas e della Fondazione Comunità Solidale, oltre all’attività di culto con il consueto report sui sacramenti.

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