Epifania, il vescovo Lauro Tisi: “Dobbiamo frequentare l’umiltà dei Magi”

Il Vescovo per il 6 gennaio: “La speranza è che le nostre comunità possano frequentare l’umiltà dei Magi”

“I Magi, abitati dallo stupore, dalla ricerca e dalle domande approdano al Dio nuovo e meraviglioso di Betlemme. Erode e gli scribi, con in mano le loro risposte, mancano l’incontro”. Si è aperta così l’omelia del vescovo Lauro Tisi in Duomo a Trento per l’Epifania.

“Da una parte questi sapienti, che frequentano le domande; dall’altra Erode e gli scribi, in preda soltanto alle risposte”, ha aggiunto il Vescovo. Non si tratterebbe solo di un evento avvenuto più di 2mila anni fa, per monsignor Lauro Tisi, ma di “cronaca della nostra vita”. “In ognuno di noi abita quell’Erode che percepisce tutto e tutti come dei concorrenti, e agisce poi di conseguenza”, ha avvertito il Vescovo, che ha aggiunto: “Dobbiamo ammetterlo con grande schiettezza: ognuno di noi è abitato spesso da questa dimensione del percepire la realtà che gli sta attorno come avversaria, nemica, concorrente. E quindi ognuno di noi spesso agisce sulla difensiva, come Erode”.

Non c’è solo questa dimensione, però, come ha aggiunto monsignor Lauro Tisi subito dopo. “Dentro di noi – ha detto – abitano anche gli scribi. Frequentiamo spesso la Scrittura. Ma non raramente è una frequentazione, come quella degli scribi, fine a se stessa, che non porta da nessuna parte, che non ci muove, che non ci cambia”.

Gli scribi hanno in mano i codici per arrivare a Betlemme, ma non si spostano, e l’arrivo dei Magi con le loro domande crea paura in tutta Gerusalemme. “La speranza è che la nostra Chiesa, le nostre comunità possano frequentare l’umiltà dei Magi – ha aggiunto il Vescovo – sì, perché in questi sapienti vediamo i connotati dell’umiltà, che si nutre di curiosità e di ricerca. L’umiltà porta a correre il rischio del dialogo e del confronto. I Magi corrono il rischio di rimetterci la pelle, sul terreno del confronto e del dialogo, ma non per questo vi rinunciano”.

I tratti dell’uomo e della donna umile, secondo l’Arcivescovo di Trento, sarebbero questi: “Si fa domande, ha sempre l’attesa di qualcosa di nuovo, non è abitato da quella triste affermazione ‘L’ho già visto, l’ho già fatto, l’ho già sentito'”. Il Vescovo ha invitato a pensare a quante volte, nelle nostre comunità, “non decolla nulla” perché c’è proprio la sensazione che quel qualcosa che si va a proporre sia già stato visto, già stato fatto, già stato sentito.

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