Sto andando in chiesa per la Messa feriale, molto gettonata dalle nostre quattro vecchiette del paese, presieduta da un sacerdote collaboratore ben fermo sulle sue quattro gambe di supporto agli acciacchi del tempo.
Tra il sagrato e la via, la cara e affezionata Maria mi ferma: “Buonasera signor Alessandro, mi scusi, ho visto la lettera della parrocchia che è arrivata a casa: può dirmi lei i nomi che devo scrivere sulla lista?” – Ecco, ci siamo, l’unico problema della nostra gente è il nome! Possibile che nessuno si chieda il perché di questa iniziativa del rinnovo dei Comitati parrocchiali? O domandi, a noi esperti del teologale, quali criteri (moralistici!) usare per indicare delle persone? No, subito i nomi. Nella cultura odierna in molti ci lamentiamo che tutto va male, sgomitando per essere i primi ad indicare cosa dovrebbero fare gli altri! In questi tempi, alquanto sbandati, ci si mette anche il vescovo Lauro, il quale con i suoi collaboratori tira fuori dal cilindro delle novità pastorali una nuova modalità che coinvolga responsabilmente la comunità e le persone.
Durante l’omelia il sacerdote tira in ballo un certo Gesù di Nazareth che ha scelto i suoi primi discepoli tra gente povera, umile e poco (o per niente) istruita: pescatori. In quel preciso frangente qualcosa si accende nella mente, la quale ricerca nella biblioteca dei Padri della Chiesa, fermandosi davanti ad uno dei commenti ai vangeli di sant’Ambrogio: “Gesù non elesse per l’apostolato persone sapienti, non persone facoltose, non persone nobili, ma pescatori e pubblicani, perché non doveva sembrare che riuscissero a trascinare con la sapienza, a comprare con le ricchezze, ad attrarre gli altri verso la sua grazia con il prestigio della dignità e della nobiltà. Doveva prevalere l’argomento della verità, non l’attrattiva del discorso”.
Eh sì, cara Maria, dall’alto dei tuoi ottanta e passa anni mi insegni che il rinnovo dei Comitati parrocchiali, nella forma proposta dalla Diocesi, è l’azzardo di un’opportunità che intreccia comunità e persone sull’ambiguo crinale della responsabilità. Ma rimane una verità sottile, la quale attraversa coloro che scelgono e quelli che sono scelti: Gesù vede dei pescatori all’opera, non dice loro di seguirlo in qualità di professori, di esperti del sacro (la Palestina ne era già piena) o tecnici esperti di strategie per un nuovo regno da instaurare.
Pescatori li trova e pescatori li lascia, cambia solo l’oggetto-soggetto del pescato: pesci prima, uomini adesso. Grazie a chi ha dato, grazie a chi darà!
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