Con l’esibizione di un partecipante con indosso la casacca a righe dei deportati alla ultima manifestazione per le vie di Trento contro la politica sanitaria del governo si è raggiunto e superato ogni limite.
Paragonare le misure per contenere la pandemia ai lager nazisti e alle vicende più tragiche della nostra storia, oltre a costituire una aberrante e inaccettabile falsificazione storica, offende in primo luogo i milioni di persone – donne, uomini, vecchi e bambini di ogni etnia e nazione – che sono state deportate, violentate, torturate, umiliate e annientate prima ancora di essere uccise. Mettere in relazione il green pass o il vaccino con l’Olocausto è demenziale e oltraggioso dei sentimenti di quanti hanno subito quella sorte, dei loro familiari e di una intera comunità nazionale che proprio su quelle memorie hanno costruito i propri sentimenti di pace, tolleranza ed umanità, condensati nella Costituzione repubblicana ed antifascista: si nega in questo modo qualsiasi linguaggio di verità e insieme qualsiasi possibilità di dialogo.
Qui sta forse l’elemento di riflessione più profondo e suscita sgomento il fatto che nessuno tra gli organizzatori delle proteste e di quanti nelle manifestazioni parlano di “dittatura”, “di privazione della libertà”, di “negazione dei più elementari diritti” abbia avvertito il dovere, prima di tutto morale, di condannare questo episodio e di dissociarsi da tali vili comportamenti.
Lasciamo stare, anche, i richiami ancora offensivi alla “resistenza ora e sempre”, che nulla hanno a che spartire con i valori che hanno ispirato le donne, gli uomini, i giovani che nell’ora più buia per la libertà e la democrazia hanno saputo difendere l’onore e la dignità di tutti.
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