In località Brentana il tempo scorre lento. Arrivarci non è facile. Ma una volta arrivati sul posto si capisce subito perché proprio qui, Guido Granello, ha voluto realizzare il suo piccolo museo (all’aperto) della pietra. Una passione, la sua, che va avanti da diversi decenni.
“Inizialmente mi piaceva lavorare il legno, lo faccio ancora oggi ma poi ho scoperto il granito”. Alle spalle il monte Silana, più in là la catena di Cima d’Asta. E davanti al maso tutte le sue opere, realizzate utilizzando il granito (durissimo) presente in zona. Ce ne sono davvero tante. “Ogni pietra ha il suo carattere particolare. Io ho iniziato a lavorarle 40 anni fa e da allora non mi sono più fermato. Il granito arriva da lì – con un dito indica la catena di Cima d’Asta – ed è la pietra più dura e difficile da lavorare”. Non è facile trovare il suo Museo della Pietra. Bisogna conoscere la zona.
Ogni tanto gruppi di scout lo vengono a trovare. Anche qualche scolaresca. “Tempo fa – racconta Guido – parlavo con un gruppo di giovani. Mi chiedevano dove era il mio laboratorio, il computer ed il compressore per lavorare. Io lavoro all’aperto, ho risposto, il mio computer è il cervello. Quanto agli attrezzi si va di olio di gomito con tanto di martelli e scalpelli”.
Pochissima tecnologia, quasi nulla al Museo della Pietra di Guido Granello. Le opere nascono lentamente. Prima osserva il granito, lo studia e aspetta l’ispirazione giusta. Su una grande pietra ha realizzato un’opera su tre lati: da una parte il religioso, dall’altra lo scienziato e sulla terza parte il politico. “Quando si lavora il granito bisogna stare molto attenti. Basta poco per rovinare tutto, colpire un piccolissimo nodo di cristallo e mandare in pezzi mesi e mesi di lavoro. Il granito – racconta Guido Granello – è composto da tre materiali: quarzo, nichel e autoclasio”.
Guido Granello lavora quando arriva l’ispirazione giusta, quando capisce che anche il granito può essere lavorato. Né prima, né dopo. È orgoglioso del suo piccolo Museo della Pietra e del granito. C’è qualcosa di unico in questo posto. Quasi magico che lo lega a questa durissima pietra del Lagorai. Come il luogo dove ha deciso di vivere e di lavorare. Su un grande prato tutte le opere realizzate.
C’è una grande tartaruga, serpenti e tanto altro ancora. “Una l’ho voluta dedicare a mio padre. Classe 1902, aveva tre fratelli, tutti Kaiserjäger che combattevano gli italiani. Profugo per alcuni anni in Sicilia ed in Piemonte, finita la Prima guerra mondiale è tornato a Pieve ed è stato uno dei primi alpini del Tesino. Questa opera l’ho dedicata alle penne nere italiane e a tutti i soldati austroungarici che hanno combattuto in queste terre”.
Le opere di Guido Granello sono “sotto tutela”. Così come il suo personalissimo Museo della Pietra e del granito. Osservato speciale, 24 ore su 24, dalle granitiche figure del monte Silana e della Cima d’Asta.
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