Il ricordo del tuffo eroico di don Italo nel laghetto del Tesino

La commemorazione tenutasi il 21 luglio (foto dal sito Oggi Treviso)

A fine luglio, classico periodo d’oro per i campeggi parrocchiali quest’anno “svuotato” a seguito della pandemia, rievochiamo un fatto di cronaca di mezzo secolo fa che ha sconvolto una delle tante realtà di fuori diocesi che vengono da anni in Trentino per le esperienze estive. Era il 23 luglio del 1970: durante un campeggio in tenda in val Tolvà il ventottenne cappellano don Italo durante una gita perse la vita nelle acque del Laghetto degli Asini nel tentativo di salvare uno dei suoi ragazzi che aveva voluto fare il bagno.

Nel raccontare “l’eroico gesto di don Girardi” il quotidiano Il Gazzettino documentò il giorno dopo la “profonda commozione” suscitata da questa tragedia nella parrocchia di Borso del Grappa, dove don Italo era vicario da 4 anni e nel paese di Conco di Asiago, dov’era nato.

Anche la dinamica era stata ricostruita con precisione – sulla base del racconto dei 22 scout e ragazzi delle medie attendati in val Tolvà col loro “don”- a partire dalla drammatica richiesta di aiuto di uno dei ragazzini (che si era tuffato strappando “malvolentieri” il consegno dei suoi responsabili) che annaspava nelle acque gelide del lago a quota 2000.

Don Italo si era subito tuffato “senza porre indugio” ed era riuscito a tirare molto vicino alla riva il ragazzo (che era stato poi aiutato e messo in salvo da un altro animatore) ma i giovani sulla riva lo avevano visto poi dibattersi affannosamente e scomparire sott’acqua. Anche un altro chierico tuffatosi per cercare di raggiungere don Italo, si era messo in difficoltà ma era stato tratto in salvo da un altro giovane. Invece, per recuperare il cadavere del giovane sacerdote (“con la tonaca “) ci volle l’intervento dei vigili del Fuoco sommozzatori che lo portarono poi nella chiesa di Pieve Tesino.

“L’immagine della tonaca che galleggia sull’acqua non li ha più abbandonati ed è entrata a far parte dell’immaginario collettivo di una generazione”, ha scritto Maria Elena Tonon sul sito Oggi Treviso che presenta anche le foto della commemorazione tenutasi domenica 21 luglio quando un centinaio di persone è salito da Borso del Grappa per una Messa, concelebrata da due compagni di Seminario di don Italo, sul luogo in cui una nuova targhetta in bronzo fa memoria di quel gesto, “premiato” nel 1983 con una medaglia al valor civile.

La posa della targa in ricordo di don Italo (foto Oggi Treviso)

Ripercorrendo questa storia, il giornalista Umberto Folena ha scritto domenica nella sua seguita rubrica su Avvenire:  “I preti che in genere ‘passano alla storia’ sono i grandi fondatori, educatori, intellettuali; i predicatori talentuosi, i martiri, i profeti. Don Italo, che ‘alla storia’ non passerà mai, rappresenta comunque qualcosa di importante, importantissimo, decisivo: la capacità, la forza, l’eroismo di essere padre”. Ed ha aggiunto, richiamando anche le parole del Papa sulla paternità spirituale: “Don Italo, che nello spazio di un secondo compie la sua scelta e si getta nelle acque ghiacciate del laghetto alpino per salvare un suo figlio in pericolo, ci parla della vocazione dei nostri preti alla paternità. Per loro non esiste appellativo migliore, più bello e ricco di significato di “padre”. Un padre dona la vita per i propri figli. Non li abbandona mai. Li soccorre e li corregge, se necessario, ma mai li giudica, tanto meno li condanna. Mai un figlio deve dubitare dell’amore del padre e così dev’essere anche nella Chiesa”.

La notizia non ebbe allora eco su Vita Trentina e anche sui quotidiani locali; anche nel Tesino se ne è persa la memoria, ma chi passerà d’ora in poi in val Tolvà potrà fermarsi in preghiera sulla riva del Laghetto degli Asini.

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