Mons. Tisi nel Venerdì Santo: “Il Golgota diventa sala-parto, genera vita

Il silenzio del Venerdì Santo in Duomo in questo pomeriggio di aprile 2020 è stato rispettato come mai in passato, in una cattedrale vuota.

Accanto all’Arcivescovo Lauro Tisi  l’arcivescovo emerito Luigi Bressan, accanto al decano del Capitolo, monsignor Lodovico Maule e al parroco del Duomo, don Andrea Decarli. In più il cerimoniere don Giulio Viviani, le due lettrici e soliste nel canto, l’organista della cattedrale, il sacrista e il nostro fotografo per documentare l’inedita celebrazione.

Dopo la ricca proposte di letture del Venerdì Santo che ripercorrono la Passione di Cristo, l’Arcivescovo ha posto al centro della sua meditazione l’Uomo della Croce che “tocca il cuore di uomini, abituati a frequentare la morte, e li manda in crisi”.

Monsignor Tisi ha notato come “da duemila anni, quel volto sfigurato, affascina e dà forma alla vita di donne e uomini che nel riconoscere, in Lui, i tratti di Dio, ritengono vincente e appagante farsi carico degli altri e mettere a loro disposizione la propria vita”. Il riferimento è, in particolare, “ai tanti che in questi giorni si mettono a servizio degli altri, senza alcun condizionamento”. E così – ha proseguito l’Arcivescovo con un’immagine audace – “il Golgota, da luogo deputato alla morte, diventa sala parto. Sorprendentemente, un uomo che muore genera vita”.

“Ciò che tanti uomini e donne in questo momento stanno vivendo – ha sottolineato poi monsignor Tisi – è veramente impressionante, e deve essere accostato con il massimo della delicatezza e del rispetto. Tuttavia, l’uomo della Croce ci regala una luce inaspettata e sorprendente. Le stanze del dolore possono aprire alla vita. A una condizione: attraversarle come Lui in obbedienza. Vale a dire: porsi, insieme con lui, in atteggiamento di ascolto.”

“Molti indizi – aggiunge l’Arcivescovo – ci dicono che stiamo cominciando a ritornare umani. Non lasciamo che le difficoltà dell’ora presente tornino a soffocare il riemergere della bellezza dell’umano”. “Fa’ presto Signore – è l’invocazione finale prima di inginocchiarsi in adorazione davanti al Crocifisso -, perché possiamo, insieme, rivedere la luce”.

Alla riflessione è seguita l’intensa preghiera universale, con la menzione delle varie realtà di persone toccate in modo più diretto dall’epidemia. Infine, l’adorazione della croce  (nella foto di Gianni Zotta) e poi l’appuntamento alle 21 per la Via Crucis con il Papa in piazza San Pietro.

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