Con la partenza da Tel Aviv martedì 30 luglio, termina per trenta fedeli trentini il Pellegrinaggio speciale in Terra Santa promosso dalla Diocesi di Trento e guidato da don Cristino Bettega. Il pellegrinaggio, iniziato il 25 luglio, è nato sull’onda delle celebrazioni degli 800 anni dall’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano. Chiaro, quindi, il “taglio” delle cinque intense giornate, all’insegna del dialogo ecumenico ed interreligioso. “Ne abbiamo parlato – scrive don Cristiano alla vigilia della partenza – col Custode di terra Santa, il trentino padre Francesco Patton (nella foto sopra l’incontro con lui) e con chi con chi si occupa di quest’ambito per conto della Custodia, con una rappresentante di una sinagoga, con una piccola sorella di Charles de Foucauld da diversi anni a Gerusalemme, con alcune clarisse. Per farci raccontare come si vive realmente qui: cosa significa incontrare l’altro e cercare di dialogare e di collaborare. Abbiamo camminato a lungo. A Betlemme la prima sera siamo entrati nella basilica della natività e poi nella moschea. Fin da subito questo ‘camminare’ ci ha permesso di ‘digerire’ le cose viste e le persone incontrate. Ci ha permesso di incontrare anche la città (Gerusalemme, soprattutto, nella quale siamo arrivati a piedi da Betlemme e nella quale siamo rimasti più di tre giorni. L’incontro con la città – racconta ancora la guida del pellegrinaggio trentino – è avvenuto nell’incrocio di volti e sguardi, nel vedere da vicino uomini e donne di altre fedi ma che siamo chiamati a considerare fratelli e sorelle. Ma l’incontro con la città è stato anche il ‘gustare’ la strada, ammirare gli angoli più nascosti, sentirla un po’ più nostra. Il tutto con la bibbia sempre alla mano, per imparare a incontrare Dio nella sua Parola, lì dove questa è stata pronunciata per la prima volta e dove continua ad essere studiata, pregata, amata, vissuta. Anche da ‘altri’, in modi ‘altri’. A Tel Aviv concludiamo facendo visita ad un centro di accoglienza e di integrazione di donne richiedenti asilo, gestito da suore comboniane, con cui il nostro centro missionario è in contatto da tempo”.
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