In occasione della mostra personale a Trento, Annamaria Rossi Zen racconta la propria crescita artistica ed umana: “A vent’anni vedevo con gli occhi, oggi vedo attraverso il cuore” ]
[somm2 “Una donna deve essere doppiamente capace per emergere nel mondo artistico”
.
“Sono talmente innamorata dell’arte, al punto di riuscire a vivere all’interno dei miei quadri, isolandomi dal mondo”. Annamaria Rossi Zen riepiloga nella cornice dell’8 marzo i suoi 40 anni di attività artistica, le emozioni e gli incontri di una vita, testimoniati anche nella sua ricca produzione pittorica esposta in oltre 120 mostre.
La centoventunesima si apre a Trento sabato 9 marzo alle 17 presso l’area archeologica di Palazzo Lodron col titolo “Incontri di colore e musica”. Sarà visitabile fino al 18 marzo e vorrà essere un vero e proprio viaggio, attraverso i dipinti più significativi, delle quattro fasi di ricerca della Rossi Zen. All’inaugurazione alle ore 17 intervengono il dottor Alessandro Zen, l’ensemble “Ad Maiora” e la dottoressa Laura Mazzola, che ha curato il progetto e l’allestimento.
“Dipingere è sempre stata un’esigenza – racconta la pittrice veneta, trentina di adozione – alimentata forse dall’esperienza di una prima infanzia passata nella pianura veneta, a contatto con i colori che il sole, da quelle parti, illumina dal sorgere al tramonto”, fino al trasferimento fra le montagne trentine, con il fascino dei loro boschi e delle loro rocce. “Certo, il talento e l’ispirazione non sono sufficienti – precisa la pittrice che ha frequentato diverse Accademie artistiche, da Verona a Venezia, passando per Urbino e Salisburgo – è necessario anche applicarsi e studiare”. Nella prima fase di ricerca, l’artista si è interessata principalmente alla raffigurazione dal vivo. “Dagli anni ‘80 prende ha preso il sopravvento una certa sensibilità verso alcuni ricordi rimasti nella mia mente”. E’ il secondo momento artistico, quello della memoria, turbato da un evento personale molto doloroso, dopo il quale Annamaria ha cominciato negli anni Novanta a dipingere delle astratte con un vigoroso utilizzo del nero. “In quegli anni ho dipinto schermate oltre le quali non potevo vedere nulla”, spiega.
Infine, dal 1996 si afferma l’ultima fase di ricerca, che segna un ritorno alla figurazione, attraverso alcuni cicli su specifici filoni tematici come l’esodo, i girasoli (“i giganti gialli”, come li chiama) oppure le periferie urbane.
La vita artistica di Annamaria Rossi Zen è segnata da un cammino articolato e talvolta sofferto, che ha visto crescere la donna insieme alla pittrice. “Se agli inizi – riconosce la pittrice – rappresentavo un paesaggio per come era, oggi rappresento tutto attraverso il filtro delle mie emozioni. A vent’anni vedevo con gli occhi, oggi vedo attraverso il cuore”.
“Ogni ragazzo – ha aggiunto poi – dovrebbe avvicinarsi alle emozioni dell’arte, che offre pace interiore all’interno di una società devota all’annientamento spirituale”. Parole forti ed estremamente critiche, che Rossi Zen non risparmia neanche riflettendo sulla condizione della donna all’interno del mondo dell’arte. Il mondo femminile, secondo lei, non avrebbe ancora raggiunto una reale parità di genere rispetto a quello maschile; “una donna deve essere doppiamente capace per emergere nel mondo artistico”. Anche perché, afferma sicura, “le donne hanno certamente una sensibilità in più”.
Ma tutto ciò non l’ha mai scoraggiata, perché – conclude la pittrice – “fare arte è avvicinarsi a Dio, immergersi nella sua soave dolcezza che per me ha il colore dell’azzurro”.
Lascia una recensione