In Burundi la scuola di Gatumba è un punto di riferimento per oltre duemila bambini e ragazzi tra i 5 e i 14 anni
La scuola San Francesco Saverio di Gatumba in Burundi, fondata nel 2005 sulle rive del lago Tanganika, in uno degli agglomerati urbani più poveri sorti ai margini della capitale Bujumbura, vanta da sempre uno stretto rapporto con la Città della Quercia, tanto da essere stata ribattezzata “Scuola Città di Rovereto”. Alla sua costruzione, coordinata da padre Gabriele Ferrari e dall’associazione Spagnolli-Bazzoni hanno infatti contribuito diverse istituzioni della Vallagarina, con l’obiettivo di favorire attraverso l’istruzione la riappacificazione nazionale tra le etnie rivali hutu e tutsi. La scuola, che all’inizio contava a malapena tre aule, è ora un punto di riferimento per oltre duemila bambini e ragazzi tra i cinque e i quattordici anni e funziona a ciclo continuo, su più turni, dal primo mattino al tramonto.
L'attività della scuola e più in particolare il progetto “Digital for children”, che si propone di avvicinare all’informatica gli studenti e i maestri della scuola, sono stati al centro della serata promossa a Rovereto lo scorso 14 gennaio presso la Fondazione Caritro dal Rotary Club Rovereto e dal Rotary Club Rovereto Vallagarina.
Quello della solidarietà educativa tra Africa ed Europa è oggi un tema di grande attualità, hanno spiegato padre Gabriele Ferrari, responsabile del Centro di formazione permanente dei Padri Saveriani, già Generale dell’Ordine stesso e missionario in Burundi fin dagli anni Sessanta, il presidente di Amref Italia, Mario Raffaelli, e la scrittrice Martina Dei Cas. Che cosa significa infatti davvero “aiutarli a casa loro”? E quali strategie e valori sono alla base di una crescita comune e condivisa?
Il service Rotary “Digital for Children” si pone proprio l'obiettivo di aiutare gli alunni più grandi nell’apprendimento dell’informatica, intesa sia come utilizzo dei programmi di scrittura e calcolo, che come manutenzione di un computer. La prospettiva è quella di favorire l’occupazione dei giovani a rischio di emarginazione e scongiurare l’emigrazione forzata verso gli Stati limitrofi più floridi come il Ruanda.
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