L’Argentina di Alfonsina Storni

Alfonsina Storni è stata una scrittrice e poetessa argentina che nell’ambito della letteratura latinoamericana si è distinta per una questione molto limpida e al contempo molto semplice: è stata capace di trasmettere ad un pubblico ampio – al di là delle ristrette élite intellettuali – tematiche che hanno riscosso un importante successo. Sostenitrice del suffragio universale, in un contesto sociale fortemente caratterizzato da un pervadente maschilismo (machismo), ha saputo parlare innanzitutto alle donne e specie a quelle delle fasce popolari, le casalinghe, le lavoratrici di fabbrica e del campo, all’esterno della casa, fermo restando che anche quello all’interno della casa è un “lavoro” a tutti gli effetti.

 Una parte della sua produzione giornalistica è stata raccolta in Cronache da Buenos Aires (Edizioni Casagrande, 2017, pag. 152, 18 euro), e la risultante sono cronache, brevi saggi, racconti molto accattivanti, che descrivono la vita quotidiana di Buenos Aires. Senza tralasciare una serrata critica a certi stereotipi -come il corpo femminile standard voluto dalla moda o taluni bozzetti sulla mascolinità-  le sue cronache più riuscite riguardano la vita quotidiana delle donne, le studentesse, le signore eleganti, le inservienti al bar, le sarte, le immigrate (sì, le donne immigrate dalla provincia “profonda” come il Chaco o la Patagonia che approdano alla capitale cariche di solerti illusioni di riscatto personale, da sole o insieme alla famiglia). E sono, appunto, cronache particolarmente eleganti ma non esaustive, lasciando, l’autrice, un quid di non detto, come se spettasse alla lettrice o al lettore il compito di terminare il racconto, dando un senso compiuto ad un messaggio che lo possa personalmente coinvolgere e interessare.

 In un’Argentina uscita malconcia dalla dittatura dei militari (siamo all’inizio degli anni ’80), sull’onda lunga di un ritorno alla democrazia che così tante speranze riusciva a suscitare dopo i tempi bui, nei suoi racconti e nelle sue poesie Alfonsina Storti mette nel mirino della sua denuncia anche la doppia morale tipica dell’epoca (e non solo di quel tempo) che pretendeva una condotta integerrima –immacolata-  da parte delle donne, mentre concedeva all’uomo molta indulgenza e anche di più, per ogni tipo di trasgressione. Non c’è dubbio che Alfonsina è stata una figura importante della prosa e della poesia ispano-americana (come Gabriela Mistral e Juana Ibarbouruou, entrambe da leggere e scoprire) e nonostante gli strali di molti (Borges la chiamava comadrita, piccola pettegola, e per gli intellettuali dell’epoca era apostrofata col dispregiativo poetisa, non poeta), il suo messaggio risalta chiaro e non si adagia nel conformismo ancora oggi, in un’Argentina sottoposta ciclicamente a rischi di crack finanziario e ad effettivo depauperamento progressivo delle sue radici e dei suoi valori autenticamente popolari.

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