Conti trasparenti, presentato il bilancio diocesano

somm1: Presentato per la prima volta un rapporto annuale “La Chiesa per il territorio”.

Somm2: L’Arcivescovo Lauro Tisi: “Se le risorse non sono orientate nelle giuste direzioni – ha detto l’Arcivescovo – non solo frenano la missione della Chiesa, ma rischiano di contraddirla”

Il bilancio è… servito. La Chiesa trentina ha realizzato il proposito di elaborare e stampare un puntuale rapporto annuale legato all'esercizio 2017: sia la situazione patrimoniale ed economica che gli aspetti principali dell'attività pastorale, anche attraverso gli enti afferenti. Nella mattinata di sabato 26 maggio c'era un clima – come ha detto il coordinatore Piergiorgio Franceschini – da “prima assoluta”, che avrebbe meritato un pubblico più numeroso, anche se il fascicolo “La Chiesa per il territorio” edito da Vita Trentina è disponibile gratuitamente, scaricabile anche dal sito www.diocesitn.

Nel suo intervento l'Arcivescovo Tisi ha motivato il dovere di un'”operazione trasparenza”, non tanto per i vincoli previsti dalla legge (vedi riquadro) e nemmeno per arginare la crisi di fiducia che segna tutte le istituzioni, Chiesa compresa. “Non c'è alternativa alla trasparenza per i cristiani – ha spiegato – essa deve essere frutto di uno stile di vita personale e comunitario dettato dal Vangelo. Perché, se così non fosse, la trasparenza rischierebbe di essere, semplicemente, un’operazione esteriore, di facciata. E in tal caso la Chiesa si configurerebbe, come ci ricorda papa Francesco, come una triste ONG, mentre essa resta mistero di umanità e comunione, segnato anche dal peccato e dai suoi limiti”.

A proposito, ha chiarito che essere trasparenti non vuol dire comunque essere perfetti: “Dobbiamo ammettere che abbiamo luci, ma anche ombre e fatiche, che non saremo mai al top – ha aggiunto a braccio – dobbiamo ripeterci che anche la Chiesa è una peccatrice perdonata”.

Don Lauro ha poi sostenuto con forza che le risorse economiche nella Chiesa sono finalizzate all’Annuncio del Vangelo, al servizio ai poveri, all’attività di culto e al sostegno dei sacerdoti. “Quando non sono orientate in queste direzioni – ha sottolineato – , non solo frenano la missione della Chiesa, ma rischiano di contraddirla.

“Non si può servire Dio e il denaro” (Lc 16,13) è il dettato evangelico in cui l'Arcivescovo vede “una sfida fondamentale”, ammettendo che in passato “abbiamo perso dei fedeli perchè abbiamo amministrato male i nostri beni. E per primo dico a me stesso: attento a come usi le risorse”. Dopo aver richiamato il compito di “vigilare per assicurare che l’uso dei beni sia conforme alla sua missione”, “la Chiesa non li deve considerare beni propri, ma da amministrare per i poveri e per il Vangelo. Ha concluso osservato che una Chiesa trasparente si costruisce, dunque, non solo con criteri contabili condivisi, necessaria professionalità e rispetto delle normative applicabili, ma attraverso un serio discepolato di Gesù di Nazareth, che si nutre di quella Parola evangelica che ci mette a diretto contatto con il suo capolavoro di umanità, che è trasparenza dell’amore gratuito di Dio.

Infine altri due valori una convinta e diffusa corresponsabilità, da intendersi come “responsabilità condivisa”e una vera sobrietà, che significa disporre solo di quanto è strettamente necessario, tutto il resto viene dal maligno”.

Dopo la presentazione dei contenuti, il vicario generale della Diocesi, don Marco Saiani ha illustrato la recente riforma della Curia (20 aprile scorso) , “snellita” in quattro aree affidate a rispettivi delegati, all’insegna della semplificazione dell’attività, delle mutate condizioni sociopastorali e anche della sostenibilità. in quattro aree guidate dai rispettivi delegati.

In conclusione l’Arcivescovo ha indicato nella presentazione del Rapporto non un punto di arrivo, ma di partenza. Ha ribadito che dopo questo primo passo circoscritto all’Arcidiocesi l’intenzione è quella di estendere questa modalità di resoconto gradualmente anche agli altri enti diocesani. Ben sapendo che la realtà ecclesiale non può essere misurata solo con dati contabili: “c’è una Chiesa fatta di volontariato e gratuità, spesso nascosti, che nessuna agenzia di rating è in grado di certificare”.  

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