In San Giuseppe venerdì scorso si è pregato nel ricordo dei cappuccini trucidati in Etiopa
E' stata la testimonianza filmata del vescovo cappuccino di Endeber abbà Musiè Ghebreghiorghis a segnare di commozione la veglia diocesana per i missionari martiri, dedicata quest'anno in particolare al ricordo dei tre cappuccini uccisi ottant'anni fa a Endeber (vedi numero scorso di Vita Trentina).
Accanto a loro don Beppino Caldera ha voluto richiamare all'inizio della veglia il dato dei 23 missionari uccisi nel 2017 in tutto il mondo e ha indicato il martirio come “l'espressione più bella dell'incarnazione del Vangelo”. “Non siamo qui per fare un necrologio – ha aggiunto – ma per celebrare la resurrezione di Gesù nei fratelli che hanno testimoniato la loro fede fino al sacrificio della loro vita”. Una luce, una croce e una catena sono stati portati al centro del presbiterio durante la preghiera dei fedeli e sul valore della testimonianza si è soffermato il vicario generale don Marco Saiani, richiamando la Chiesa di Trento ad una vicinanza nella preghiera e nella solidarietà con quanti stanno annunciando il Vangelo ai confini della terra.
Come padre Teofilo Mazzini da Villamontagna, padre Angelico Scarpa da Fornace e padre Pietro Griso che erano stati inviati in Etiopia a sostituire i missioanri francesci dopo il 1935. La sera prima delle Palme del 1938 si erano ritrovati insieme per fare festa assieme ai due confratelli padre Gabriele da Casotto e padre Cirillo da Bedollo: “E' stato quasi un presentimento – ha testimoniato l'abba Musiè Ghebreghiorghis in un video raccolto dalla regista trentina Lia Giovanazzi Beltrami – perchè il giorno dopo quell'ultimo momento di festa erano pariti di buon mattino a piedi verso le loro missioni. Verso le cinque del pomeriggio una banda di 19 persone armate ha fatto irruzione nella missione. Sembravano pacifici all'inizio, poi hanno cominciato a sparare e tutti sono scappati. Cirillo e Gabriele sono riusciti a mettersi in salvo ma quando sono tornati nella missione con il catechista Antonio hanno trovato il corpo di padre Teofilo in chiesa e poi, dentro le case incendiate, i cadaveri sfigurati e bruciati degli altri due confratelli trentini. Unica consolazione il fatto che la gente era lì attorno a loro a pregare”. Padre Gabriele – ancora oggi molto venerato dalla gente del Guraghe – comunicò la notizia dell'eccidio, convinse le truppe italiane a non vendicarsi con una rappresaglia sulla popolazione innocente e negli anni successivi proseguì la missione fondando un ospedale e varie opere di assistenza. “La tomba dei cappuccini a Endeber – ha spiegato il vescovo Musiè – ancora oggi è visitata da tante persone che riconoscono come il sangue dei cristiani sia seme per il Vangelo”.
Nei prossimi giorni l'anniversario del 1938 sarà ricordato nelle comunità dei tre cappuccini: a Villamontagna venerdì 6 aprile alle 20.30 con l'intervento di mons. Luigi Bressan, arcivescovo emerito e domenica 8 aprile con la Santa Messa alle ore 10.30.
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