L'Unicef: oltre 1.500 bambini uccisi, mezzo milione soffrono di grave malnutrizione
A due anni dall’inizio della guerra in Yemen quasi mezzo milione di bambini soffre di malnutrizione acuta grave. I bambini uccisi sono 1.546 e 2.450 quelli mutilati; 1.572 minorenni reclutati nei combattimenti; oltre 2 milioni di bambini non frequentano le scuole. Fornendo questi numeri, l'Unicef chiede una soluzione politica alla guerra, per consentire di combattere la malnutrizione e l'accesso alle cure sanitarie a quei 15 milioni di uomini, donne e bambini che non possono curarsi.
Sul conflitto getta una luce inquietante, anche per quello che riguarda il coinvolgimento indiretto dell'Italia, il “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen” trasmesso alla fine di gennaio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il rapporto conferma quanto da mesi andava documentando, con vari articoli, il portale di informazione Unimondo (www.unimondo.org), raccogliendo le approfondite analisi di Opal – Osservatorio sulle armi leggere di Brescia – e le denunce di Rete Disarmo, che ha presentato esposti in varie procure: bombe aeree prodotte dall’azienda RWM Italia, con sede legale a Ghedi in provincia di Brescia e uno stabilimento a Domusnovas in Sardegna, sono state fornite dall’Italia all’Arabia Saudita e sono state impiegate dalla Royal Saudi Air Force per i bombardamenti in Yemen. ”Adesso a certificarlo sono le Nazioni Unite”, scrive Giorgio Beretta su Unimondo. Il Rapporto Onu dimostra “il ritrovamento, a seguito di due bombardamenti a Sana’a nel settembre 2016, di più di cinque 'bombe inerti' sganciate dall’aviazione saudita contrassegnate dalla sigla 'Commercial and Government Entity (CAGE) Code A4447'. Quest’ultima è riconducibile all’azienda RWM Italia S.p.A. del gruppo tedesco Rheinmetall”. Spiegano gli esperti delle Nazioni Unite: “una bomba inerte del tipo Mk 82 ha un impatto pari a quello di 56 veicoli da una tonnellata lanciati a una velocità di circa 160 km all’ora”.
Beretta ricorda che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non ha mai “legittimato l'intervento militare in Yemen della coalizione a guida saudita” e che sulla faccenda “la Procura di Brescia ha aperto un'indagine per accertare se vi siano state violazioni della legge n. 185 del 1990 che regolamenta l'esportazione di sistemi militari italiani”. L'articolo stigmatizza il comportamento del governo italiano, che ha autorizzato – sia quando premier era Matteo Renzi sia con Paolo Gentiloni – l'esportazione delle bombe “italiane” in una situazione di conflitto. Ricorda Beretta: “L'attuale presidente del Consiglio, quando era ancora il titolare della Farnesina, aveva risposto in modo pilatesco ad un’interrogazione parlamentare che aveva chiesto spiegazioni proprio in merito al ritrovamento in Yemen di bombe sganciate su obiettivi civili dalla coalizione saudita”. E adesso che le violazioni sono accertate dalle Nazioni Unite, è stato dato ugulamente il via libera a una nuova fornitura di bombe: “destinazione Jedda, Arabia Saudita”. Quanto al nuovo ministro degli Esteri, Angelino Alfano, subentrato allo stesso Gentiloni, “finora non ha risposto alla lettera che la sezione italiana di Amnesty International insieme alla Rete per il Disarmo e ad un ampio gruppo di associazioni hanno inviato per chiedere di bloccare le forniture di bombe e armamenti alla coalizione saudita”.
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