Domenica scorsa il Giubileo dei malati con il vescovo Tisi. In città da tutto il Trentino più di 1300 persone. La processione fino in Duomo dietro alla Croce di Lampedusa
“E' grande la mia gioia oggi, perché ho incontrato tante porte sante e chi incontra voi, incontra il Cristo. E quindi grazie cari ammalati, nostra Porta Santa, che ci invitate semplicemente a diventare capaci di farci prossimi e di voler bene”. Sono parole cariche di coraggio e speranza quelle scelte dal vescovo Lauro Tisi in apertura della santa messa, svoltasi nel pomeriggio di domenica 25 settembre in Duomo per celebrare il “Giubileo dei malati, dei sofferenti e delle associazioni cristiane che si dedicano al loro servizio”.
Lasciano il segno i messaggi lanciati dal vescovo Lauro nell'omelia a commento del Vangelo di Luca (16, 19-32). “Con l'espressione 'si è fatto un nome'- nota il vescovo – comunemente definiamo le persone che conquistano una grossa fortuna economica o compiono un considerevole avanzamento di carriera. Nel nostro vocabolario allora sono l'avere e il fare a darci un'identità. Invece il Vangelo sconvolge completamente tutto, in quanto il ricco possiede beni, non un nome. Il nome lo ha il povero”. Perché – prosegue il vescovo – l'identità possiamo conquistarla facendoci prossimi, essendo presenza per gli altri. Vanno nella stessa direzione anche i due impegni, affidati dal vescovo a fine Giubileo ai malati e ai sani: ai malati, di pregare per le vocazioni, offrendo i momenti di sofferenza più forte per questa ragione; ai sani, di vigilare perché il mandato di Gesù di curare i malati e annunciare il Regno sia vissuto concretamente in ogni comunità.
Questa attenzione verso chi ha più bisogno si poteva sperimentare concretamente già durante il Giubileo nel vescovo Lauro, che ci ha abituati ad una cordialità sincera che fa sentire unica ogni persona, e nei volti amici dei tanti volontari in servizio, sempre gentili e pronti ad aiutare con gesti semplici, quali lo spingere una carrozzina o il versare un bicchiere d'acqua. Volontari essenziali anche per far sì che i vari momenti della giornata si svolgessero nel più completo ordine, nonostante per questo evento fossero arrivate in città da tutto il Trentino più di 1300 persone, molte delle quali in carrozzina o con il girello. Il ricco pomeriggio si completava con la processione silenziosa, partita dalla chiesa di Santa Maria Maggiore e terminata in cattedrale con il passaggio della Porta Santa, accompagnata unicamente dalla musica dell'organo e dal suono delle campane a festa.
Ad aprire la processione la Croce di Lampedusa, in pellegrinaggio a Trento dal 18 al 24 settembre (vedi a pagina 4, ndr). “Una croce – ricordava il vescovo Lauro – che ha trasportato i sogni e le speranze di tanti nostri fratelli che stanno cercando libertà dalla guerra e dalla povertà”. Dietro la croce, anche la reliquia del cuore di San Camillo, modello di vicinanza a chi soffre.
Ad animare la liturgia c’era il coro Il Mosaico, diretto da Fabio Miori, e composto da vari cori parrocchiali.
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